Il ciclo mestruale è un processo fisiologico che segue un determinato iter, ma che può variare da donna a donna senza che questo rappresenti necessariamente un problema. Se da una parte un ciclo regolare è sintomo di equilibrio ormonale, dall’altra, possono occasionalmente verificarsi ritardi, anticipi o variazioni nella durata del flusso senza che questo indichi un vero squilibrio.
Molte persone si chiedono quanto può ritardare il ciclo ed essere considerato normale e quando, invece, è il caso di approfondire con un medico. Le cause possono essere molteplici: stress, cambiamenti nello stile di vita, variazioni di peso, alterazioni ormonali o persino l’assunzione di alcuni farmaci. In alcuni casi, poi, il ritardo mestruale può essere il primo segnale di una gravidanza.
Comprendere cosa può influenzare il ciclo aiuta a gestire le preoccupazioni con maggiore consapevolezza.
Per comprendere quando un ritardo può essere considerato normale, è utile avere chiaro come funziona il ciclo mestruale e quali sono i suoi tempi fisiologici.
Il ciclo mestruale è regolato da un complesso equilibrio ormonale che coinvolge ipotalamo, ipofisi e ovaie, e si suddivide in quattro fasi principali.
La cosiddetta fase mestruale coincide con le mestruazioni, durante le quali l’utero espelle il tessuto endometriale accumulato nel ciclo precedente. Questa fase dura in genere dai 3 ai 7 giorni.
La seconda fase è detta fase follicolare e segue le mestruazioni. In questo periodo, che dura dai 10 ai 14 giorni, gli ormoni stimolano la crescita dei follicoli ovarici e la produzione di estrogeni, che favoriscono la ricostruzione dell’endometrio in vista di un’eventuale gravidanza.
Intorno alla metà del ciclo, un picco dell’ormone LH (ormone luteinizzante) provoca il rilascio di un ovulo maturo da parte dell’ovaio: questa è la terza fase, quella dell’ovulazione. Avviene mediamente al 14° giorno, ovvero 14 giorni prima della mestruazione successiva, ma non è raro che possano esserci degli anticipi o dei ritardi. Pertanto, non è sempre semplice da individuare.
Dopo l’ovulazione, il corpo luteo, ovvero ciò che resta del follicolo ovarico, produce progesterone, che prepara l’utero a una possibile gravidanza. Se l’ovulo non viene fecondato, i livelli ormonali calano e si avvia un nuovo ciclo con la mestruazione successiva. Questa fase è l’ultima, e viene detta fase luteinica.
La durata media di un ciclo mestruale è di 28 giorni, ma può variare tra i 21 e i 35 giorni rimanendo comunque nella normalità. Tuttavia, anche nelle donne con un ciclo regolare, piccole oscillazioni sono comuni e spesso non indicano alcun problema. Quando allora il ritardo non è considerato normale?
Un ritardo mestruale può generare preoccupazione, ma non sempre è il segnale di un problema. Generalmente, quando avviene, il pensiero va a una gravidanza: desiderata o temuta, non può non essere tenuta in considerazione dalle donne sessualmente attive.
Se però così non è, una variazione nella data di arrivo delle mestruazioni può rientrare nella normale fisiologia del ciclo femminile, soprattutto se si tratta di pochi giorni di differenza rispetto alla media abituale.
Generalmente, un ritardo fino a sette – otto giorni è considerato normale e non dovrebbe destare allarme, soprattutto se il ciclo è di per sé irregolare. Alcune donne possono notare variazioni anche di 10-15 giorni in particolari condizioni, senza che questo sia necessariamente indicativo di un disturbo.
Il ritardo mestruale può essere considerato fisiologico in alcuni casi specifici:
Un ritardo diventa più significativo quando supera i 10-15 giorni, specialmente se il ciclo è solitamente regolare. In questi casi, è utile escludere gravidanza, alterazioni ormonali o altre condizioni che potrebbero influenzare il ciclo.
Il ciclo mestruale è influenzato da diversi fattori, sia fisiologici che patologici. Poiché è determinato da una serie di meccanismi innescati dagli ormoni, un ritardo può essere la conseguenza di una variazione ormonale temporanea o, in alcuni casi, il segnale di una condizione sottostante.
Nelle donne sessualmente attive, un ritardo mestruale è spesso il primo segnale che porta a sospettare una gravidanza. Dopo il concepimento, la produzione di gonadotropina corionica umana (hCG) impedisce l’arrivo delle mestruazioni. Se il ritardo supera i 7-10 giorni, è consigliabile eseguire un test di gravidanza per escludere questa possibilità. Altri segnali da osservare possono essere nausea, aumento della sensibilità al seno, affaticamento e alterazioni dell’appetito.
Quando il ritardo, invece, è temporaneo, non è raro che ci siano dei motivi legati all’equilibrio psicofisico. Studi scientifici hanno ampiamente dimostrato l’interazione tra stress e ormoni: nel caso specifico, lo stress può influenzare la produzione di ormoni ipotalamici coinvolti nella regolazione del ciclo, portando a un’ovulazione tardiva o addirittura a un ciclo anovulatorio. Periodi di forte stress emotivo, sovraccarico di lavoro o eventi traumatici possono, pertanto, incidere sul normale andamento mestruale.
Anche i cambiamenti di peso o le diete possono provocare ritardi nel ciclo: una perdita di peso drastica o un aumento improvviso possono interferire con la produzione di estrogeni, causando ritardi o assenza del ciclo. Le diete ipocaloriche e, nei casi più gravi, i disturbi alimentari, come anoressia e bulimia, possono portare ad amenorrea.
Anche l’attività fisica molto intensa può dar luogo ad alterazioni del ciclo mestruale. L’esercizio fisico eccessivo può abbassare i livelli di grasso corporeo e influenzare la secrezione di gonadotropine, ormoni essenziali per la regolazione del ciclo.
Infine, i cambiamenti nel ritmo sonno-veglia, come quelli dovuti a lunghi viaggi intercontinentali (jet lag) o al lavoro notturno, possono temporaneamente alterare la produzione di melatonina e cortisolo, ormoni che influenzano l’ovulazione.
Esistono anche delle condizioni patologiche, o comunque legate a squilibri ormonali che possono influire sui ritardi del ciclo.
Una delle cause più frequenti di irregolarità mestruale è la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), un disturbo ormonale che può compromettere l’ovulazione e causare cicli molto lunghi o assenti. Spesso associata a iperandrogenismo (eccesso di ormoni maschili), la PCOS può manifestarsi con acne, irsutismo, tendenza all’aumento di peso e difficoltà a concepire.
Contrariamente a quanto si pensa, la PCOS non si identifica solo con la presenza di cisti ovariche, ma è considerata una sindrome clinica con manifestazioni diverse da persona a persona. Questo squilibrio ormonale altera il normale ciclo ovulatorio, determinando ritardi o assenza delle mestruazioni.
Anche le disfunzioni della tiroide possono avere una relazione con gli squilibri ormonali. Nell’ipotiroidismo, la tiroide produce una quantità insufficiente di ormoni tiroidei (T3 e T4), rallentando il metabolismo e alterando la produzione di FSH e LH, gli ormoni che regolano l’ovulazione. Questo può causare cicli mestruali irregolari, con mestruazioni scarse, molto distanziate o addirittura assenti (amenorrea).
Al contrario, nell’ipertiroidismo la tiroide produce un eccesso di ormoni tiroidei, accelerando il metabolismo e influenzando negativamente il bilancio ormonale. Le mestruazioni possono diventare più frequenti, più abbondanti o, in alcuni casi, molto leggere e sporadiche.
Per quanto riguarda i livelli ormonali, l’iperprolattinemia, o eccesso di prolattina, può essere causa di ciclo irregolare. La prolattina è un ormone prodotto dall’ipofisi, noto per il suo ruolo nella produzione di latte materno durante l’allattamento. Tuttavia, quando i livelli di prolattina risultano troppo elevati al di fuori della gravidanza, possono interferire con il normale equilibrio ormonale, bloccando l’ovulazione e causando ritardi mestruali o amenorrea.
Le cause più comuni di iperprolattinemia includono stress prolungato, uso prolungato di alcuni antidepressivi, antipsicotici e farmaci per l’ipertensione, presenza di adenoma ipofisiario e ipotiroidismo non trattato.
Anche alcuni farmaci possono influire sulla regolarità mestruale. In particolare, l’uso di contraccettivi ormonali può rendere il ciclo più regolare, ma in alcune donne può causare amenorrea temporanea dopo la sospensione. La ripresa dell’ovulazione può richiedere alcuni mesi.
Inoltre, alcuni farmaci antidepressivi, antipsicotici e cortisonici possono influenzare l’equilibrio ormonale e causare ritardi mestruali. Se il ciclo risulta alterato dopo l’inizio di una terapia farmacologica, è consigliabile parlarne con il medico.
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