Medical freezing femminile: per quali patologie è consigliato

Pubblicato il 4 agosto 2022

Il medical freezing, in particolare con tecniche di preservazione della fertilità come la crioconservazione del tessuto ovarico, permette di mantenere intatta la possibilità di concepire anche in presenza di patologie che possono essere causa di infertilità.

Oggi le cure sono sempre più efficaci e in molti casi portano a risultati positivi anche per pazienti in giovane età che, una volta superato il momento critico, potrebbero desiderare un figlio.

Le tecniche di PMA rappresentano una buona risposta sia in questi casi sia nel momento in cui siano presenti anche altre patologie.

Non solo, dunque, tumori e neoplasie che hanno una influenza sulla sfera riproduttiva, ma anche patologie come l’endometriosi che possono ostacolare il concepimento.

Medical freezing per pazienti con patologie oncologiche

I casi di malattie oncologiche, come tumori e neoplasie, sono sempre in aumento anche tra le persone in età fertile. Secondo le stime, si calcola che proprio tra gli under 40 ogni giorno vengano diagnosticati circa mille nuovi casi di patologie oncologiche, tanto che in questa fascia di popolazione si registra circa il 3% dei casi totali.

medical freezing femminile - Campagna del Cavolo

A fronte di una crescita di casi di patologie, si registra anche un aumento di casi di sopravvivenza, tanto che anche per questi pazienti la possibilità di diventare genitori non è più solo una chimera. Tuttavia, possono esserci circostanze in cui non solo la malattia ma anche le cure ostacolano la capacità di concepire. Vediamo perché.

Malattie e terapie oncologiche: il rischio di infertilità

Ci sono casi in cui una donna si trova di fronte a una diagnosi di tumore ed è costretta a mettere in secondo piano i progetti di maternità in quanto, nell’immediato, ha necessità di curarsi.

Le cure, pur oggi molto efficaci, non solo non permettono di concepire nell’immediato, ma possono lasciare degli strascichi anche una volta terminate, talvolta provocando infertilità. Tuttavia, proprio per evitare queste conseguenze, il problema andrebbe affrontato nell’immediato, ovvero non appena si viene a conoscenza della malattia. In questo modo, le tecniche che possono essere adottate hanno maggiori probabilità di essere efficaci.

  • Le cure con chemioterapia a lunga scadenza possono portare infertilità, in quanto le sostanze utilizzate possono avere un effetto negativo sulle ovaie. Sebbene, in genere, dopo la fine del ciclo di cure la situazione torni alla normalità, non sono esclusi casi in cui si presenti infertilità. Va infatti considerato che le reazioni a questo tipo di cure sono influenzati sia dal tipo specifico di chemioterapia sia dalla risposta individuale. Oltre di 35 anni di età, inoltre, aumenta il rischio di menopausa precoce.
  • Le terapie ormonali, utilizzate per alcuni tipi di tumore, tra cui quello al seno, bloccano l’ovulazione e, nel periodo di trattamento, rendono di fatto impossibile la fecondazione. Anche in questo caso, in genere, la sospensione delle cure dovrebbe ricondurre alla situazione ormale normale e si calcola che entro 12 mesi riprenda il regolare ciclo mestruale. Tuttavia, può succedere che ciò non avvenga: i motivi possono essere numerosi e non sempre direttamente dipendenti dalla cura. Possono verificarsi, infatti, periodi di stress che ostacolano la fertilità, oltre al fatto che la quantità di ovociti può essere ridotta.
Ferring – Campagna del Cavolo
  • Le cure con radioterapia, specialmente quando indirizzate in organi destinati alla produzione, possono alterare la capacità riproduttiva. L’irradiazione della pelvi e dell’addome può danneggiare le ovaie oppure creare alterazioni vascolari che compromettono la fertilità.
  • Gli interventi chirurgici, soprattutto a carico degli organi riproduttivi, possono bloccare o alterare la regolare capacità riproduttiva. Se possibile, vengono scelti interventi mini-invasivi che consentano di conservare la funzionalità riproduttiva pur eliminando il tumore.

 

La crioconservazione degli ovociti o la crioconservazione del tessuto ovarico consentono di preservare la fertilità e di mettere le pazienti in condizione di provare a procreare nel momento in cui abbiano superato il momento critico e desiderino creare una famiglia. A seconda dell’età e delle condizioni della paziente può essere più opportuno scegliere una o l’altra tecnica, che dovranno essere valutate con il proprio ginecologo.

Medical freezing per pazienti con endometriosi

L’endometriosi è un’altra patologia, in questo caso di tipo cronico, che può ostacolare il normale processo riproduttivo.

Si tratta di una malattia a causa della quale il tessuto endometriale ha uno sviluppo abnorme, che lo porta a fuoriuscire dalla sua sede naturale e occupare altri organi come l’ovaio, il peritoneo, etc.

Questa patologia colpisce circa il 10%-15% delle donne in età riproduttiva e ha una importante influenza sulla qualità della vita, in quanto può provocare dismenorrea, dispareunia, oltre che infertilità. Si calcola, infatti, che il 30%-40% di pazienti affetta da endometriosi soffra di infertilità a causa di difformità nell’anatomia pelvica, alterazioni della produzione di ovociti e difficoltà nell’impianto dell’embrione.

Il medical freezing, in particolare la crioconservazione del tessuto ovarico, rappresentano un’importante risposta al desiderio delle donne che soffrono di questa patologia di riuscire a concepire.

Infatti, durante l’intervento per la rimozione del tessuto in eccesso, può essere prelevato il tessuto ovarico che poi verrà congelato e reimpiantato in un secondo momento, in modo tale da mantenere inalterata la capacità riproduttiva.

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