Endometriosi: come il trapianto del tessuto ovarico può aiutare la maternità

Pubblicato il 9 Luglio 2021

L’ endometriosi è una patologia che non solo influisce negativamente sulla salute delle pazienti, ma può avere anche conseguenze a livello sociale, in quanto può provocare infertilità.

Oggi, tuttavia, esistono dei sistemi sempre più efficaci per consentire anche alle donne affette da endometriosi di avere gravidanze. In particolare, la crioconservazione del tessuto ovarico, si presenta come una tecnica molto efficace.

Che cos’è l’endometriosi

L’endometriosi è una condizione cronica piuttosto diffusa tre le donne in età riproduttiva. Si stima che nell’Unione Europea interessi circa una donna su dieci.

La condizione infiammatoria tipica di questa patologia è provocata dalla crescita di tessuto endometriale al di fuori dell’utero.

L’endometriosi può essere asintomatica, ma nella maggior parte dei casi le pazienti riferiscono disturbi più o meno gravi, come dolore pelvico, dismenorrea e dispareunia.  Questa patologia spesso influisce negativamente sulla qualità della vita ed in molti casi provoca infertilità, tanto che si stima che circa il 35% delle pazienti infertili soffra di endometriosi.

Inoltre, studi recenti hanno rilevato che quando, a causa dell’endometriosi, si devono subire uno o più interventi alle ovaie, aumenta sensibilmente le probabilità di menopausa precoce.

Endometriosi e crioconservazione tessuto ovarico

Quali siano le cause dell’endometriosi non è ancora del tutto chiaro, anche se vi sono in proposito alcune teorie tra cui quella della mestruazione retrograda, quella ormonale, quella metaplasica, quella dell’impianto iatrogeno, etc.

L’ American Society for Reproductive Medicine (ASRM) ha classificato l’endometriosi, secondo la gravità della patologia, in quattro stadi, che corrispondono a:

  • I – minimo: quando il tessuto endometriale che si trova al di fuori dell’utero è di pochi millimetri e interessa la parte superficiale dei tessuti;
  • II – lieve: quando le dimensioni del tessuto endometriale iniziano a essere maggiori e interessano tessuti più profondi;
  • III – moderato: il tessuto endometriale ha un’estensione maggiore e sono presenti vere e proprie ciste ovariche, dette endometriomi, in una o in entrambe le ovaie. Può essere presente anche tessuto cicatriziale;
  • IV – grave: l’estensione del tessuto endometriale è molto ampia, con formazione di cisti molto voluminose e aderenze importanti.

Nei casi di endometriosi moderata o grave è molto probabile incorrere nel rischio di infertilità. 

Perché l’endometriosi provoca infertilità

Il fatto che le pazienti con endometriosi abbiano minori probabilità di concepire rispetto alle donne sane è dovuto ad una serie di fattori, anche di tipo meccanico, che influiscono negativamente sulla fertilità.

  • In primo luogo, l’endometriosi provoca un’alterazione della anatomia pelvica, in particolare negli stadi moderati e gravi. Ciò può rendere più difficile la fecondazione dell’ovulo.
  • In secondo luogo, in presenza di endometriosi, si genera un ambiente infiammatorio, nel quale è presente liquido peritoneale. Tale liquido provoca l’inibizione della motilità degli spermatozoi, probabilmente a causa del fatto che vi è un’attivazione dei macrofagi che producono citochine.
  • Lo stato infiammatorio può compromettere anche la motilità tubarica, oltre a quella degli spermatozoi.
  • Le cellule infiammatorie nel liquido peritoneale e i radicali liberi nell’endometrio avrebbero un impatto negativo sullo sviluppo e sulla vitalità dell’embrione.

La presenza di tessuto endometriale a livello ovarico avrebbe conseguenze sulla riserva ovarica, in quanto metterebbe a contatto il tessuto ovarico sano con radicali liberi, danneggiando i follicoli.

Inoltre, nelle donne affette da endometriosi si registrano livelli di ormone antimulleriano (AMH) inferiori rispetto alle donne sane. I livelli appaiono ancora più bassi quando si è in presenza di endometriomi bilaterali.

Endometriosi: la crioconservazione del tessuto ovarico per conservare la fertilità

La possibilità di concepire anche se si è affetti da endometriosi oggi è sempre più concreta, grazie a tecniche come la crioconservazione degli ovociti e la crioconservazione di tessuto ovarico.

La crioconservazione del tessuto ovarico è una tecnica di alta specializzazione e presenta alcuni importanti vantaggi:

  • non richiede la presenza di un partner;
  • non ha necessità di stimolazione ovarica ormonale, come invece avviene per la crioconservazione degli ovociti;
  • può essere fatta in qualunque fase del ciclo mestruale.

Le controindicazioni di questo tipo di tecnica possono presentarsi in alcuni tipi di patologie oncologiche, come leucemie e alcuni tumori ovarici ad alto rischio di metastasi: in presenza di queste malattie esiste la possibilità di una recidiva del tumore attraverso il trasferimento del tessuto ovarico. 

Nel caso di endometriosi, non ci sono particolari controindicazioni, se non il fatto di doversi sottoporre a un intervento in via laparoscopica per il prelievo dei frammenti del tessuto, che verrà poi congelato.

Nel momento in cui le condizioni delle pazienti affette da endometriosi saranno migliorare e il ginecologo riterrà che sia giunto il momento per intraprendere una gravidanza, allora si procederà al reimpianto del tessuto conservato. 

E’ possibile procedere al prelievo del tessuto ovarico durante lo stesso intervento chirurgico finalizzato al trattamento della malattia.

Bibliografia
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6724494/

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