Che cos’è l’ormone antimulleriano e come incide sulla fertilità

Pubblicato il 7 maggio 2021

Quando si desidera un figlio e si vogliono valutare le probabilità di rimanere incinta, soprattutto se dopo ripetuti tentativi ciò non avviene, ci si può sottoporre all’esame dell’ormone antimulleriano.
Detto anche ormone AMH, viene misurato attraverso un semplice prelievo di sangue, che ne rileva la concentrazione ematica.

Oltre che per la diagnosi di infertilità, l’esame AMH è utile anche quando si sospetta la presenza di patologie come la sindrome dell’ovaio policistico.

Che cos’è l’ormone antimulleriano e che funzione ha

L’ormone antimulleriano è una glicoproteina che consente di valutare la fertilità della donna. Essa, tuttavia, è presente anche nell’uomo. Infatti, nell’uomo viene prodotta dai testicoli e nella donna dai follicoli ovarici.
La loro concentrazione varia a seconda di diversi parametri, tra cui il sesso e l’età.

L’ormone antimulleriano nel maschio: a cosa serve

Nel maschio, l’ormone antimulleriano nei primi anni di vita ha la funzione di evitare la formazione degli organi genitali femminili. Tale fenomeno viene definito regressione dei dotti di Muller, da cui prende il nome proprio l’ormone antimulleriano. La differenziazione dei dotti genitali è un processo complesso durante il quale avviene la determinazione del sesso del soggetto.

ormone antimulleriano - Campagna del cavolo

Durante la crescita, i valori di questo ormone nel maschio tendono a diminuire progressivamente fino a scomparire. L’esame dell’ormone antimulleriano nell’uomo è utile:

  • Nell’età matura a controllare la funzione testicolare;
  • Nell’età infantile, a esaminare il corretto sviluppo sessuale e ad approfondire possibili difetti di differenziazione sessuale.

La produzione dell’ormone antimulleriano nella femmina

Nella femmina, la produzione di ormone antimulleriano non è costante, ma cresce col crescere dell’età, per poi tornare a diminuire. Nell’individuo femminile, la bassa concentrazione alla nascita, al contrario di ciò che avviene nel maschio, permette lo sviluppo dei dotti di Muller, che consentono all’utero e alle ovaie di svilupparsi. In seguito, l’aumento dei valori dell’AMH contribuisce alla sopravvivenza dei follicoli ovarici e ha la funzione di regolare la produzione degli estrogeni.

Pertanto, è normale che la sua concentrazione sia bassa nei primi anni di vita fino al menarca, per poi progressivamente crescere fino a ritornare a diminuire e ad esaurirsi durante la menopausa.

Il livello di AMH è direttamente proporzionale al numero di follicoli che possono essere portati a maturazione. Di conseguenza, nell’età adulta, se l’esame ematico rileva una concentrazione molto alta di ormone antimulleriano, anche il numero di follicoli sarà elevato e si potrà ritenere che vi sia un buon indice di fertilità.

Perché misurare i valori dell’ormone AMH

Nell’uomo e nella donna i valori dell’ormone AMH vengono misurati per accertare diverse situazioni o diagnosticare diverse patologie.

Nella donna, in età adulta, le motivazioni per sottoporsi all’esame dell’ormone antimulleriano sono:

  • Valutare la riserva ovarica: il patrimonio ovarico della donna diminuisce progressivamente con l’età. Se alla nascita sono presenti circa 1-2 milioni di ovociti, al momento del menarca la riserva ovarica generalmente è già ridotta a circa 300-400 mila. Poiché la quantità di follicoli disponibili è direttamente proporzionale alla concentrazione di ormone antimulleriano, se il valore è elevato significa che la quantità di follicoli è ancora piuttosto ampia.
  • Diagnosticare patologie come la sindrome dell’ovaio policistico: secondo uno studio recente sull’ormone antimulleriano, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, ci sarebbe una correlazione tra un aumento dell’ormone AMH e lo sviluppo di tale patologia. Sembrerebbe, infatti, che una quantità molto elevata di questo ormone, quando ancora il feto è in utero, potrebbe influenzarne lo sviluppo portandolo ad avere una probabilità maggiore di sviluppare questa sindrome.
    Secondo i dati dello studio, infatti, le donne affette da questa patologia avrebbero mediamente il valore dell’ormone antimulleriano superiore del 30% rispetto alla norma.
  • Per valutare le terapie da seguire durante un percorso di procreazione assistita: grazie a questo valore si possono avere interessanti indicazioni sul numero e sulla qualità degli embrioni.
  • Per diagnosticare alcuni tipi di tumore a carico delle ovaie: alcune neoplasie possono generare importanti variazioni della concentrazione di questo ormone a livello ematico. Si tratta di un valore indicativo che andrà interpretato da uno specialista incrociandolo con altri dati diagnostici.

Esame dell’ormone AMH: come si fa

L’esame dell’ormone antimulleriano è un test non invasivo che si può effettuare tramite un normale prelievo del sangue.

Non è necessario svolgerlo in giorni specifici del ciclo, in quanto si tratta di un valore che varia sul lungo periodo e non è influenzato dalle fasi mestruali. Inoltre, in caso di necessità, ci si può sottoporre a questo esame anche se si è in gravidanza.

Ormone antimulleriano: valori di riferimento

Il valore di riferimento dell’ormone antimulleriano non è univoco, in quanto i livelli possono variare molto sensibilmente a seconda del sesso, dell’età e delle condizioni particolare del soggetto.

Nelle donne affette da sindrome dell’ovaio policistico, per esempio, i valori possono essere anche fino a 5 volte più elevati rispetto alla normalità. Di conseguenza, i valori di riferimento sono compresi in un range e differenziati a seconda del soggetto. Per capire la propria situazione non possono essere letti in autonomia, ma dovranno essere interpretati da uno specialista.

Ormone antimulleriano basso: come incide sulla fertilità

Quando i valori dell’ormone antimulleriano sono bassi, molto probabilmente si ha una insufficienza ovarica. Ciò potrebbe infatti spiegare una condizione di infertilità. Per avere una diagnosi precisa è utile confrontare questi valori assieme a quelli di altri ormoni, come l’estradiolo, il progesterone e l’ormone FSH.

In ogni caso, se questi valori sono bassi, è poco probabile che si riesca a procreare naturalmente, in quanto il numero di follicoli disponibili certamente sarà poco consistente.

Per stimolare la fertilità possono essere intrapresi percorsi di fecondazione assistita, durante i quali avere monitorato il livello di concentrazione dell’AMH permette di programmare una terapia personalizzata.

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