Negli ultimi anni l’età media per concepire il primo figlio si è alzata sensibilmente, creando una discrepanza tra il periodo di maggiore fertilità individuale e quello in cui il concepimento viene attivamente ricercato.
I dati statistici ci dicono che nel nostro paese solo un decennio fa l’età media per il primo figlio era attorno ai 30 anni, mentre nel 2017 è salita a poco meno di 32 anni. Un aumento importante soprattutto se raffrontato con gli anni passati: dalla seconda metà degli anni ’50 al 2005, l’età media era salita di soli 4 anni, ovvero da 25 a 29.
Se un tempo non tutti studiavano, oggi la società è composta sempre più di persone che studiano ben oltre i 20 anni, spostando in avanti tutte le successive tappe come, appunto, la nascita del primo figlio.
Mutati stili di vita, esigenze diverse e talvolta difficoltà economiche contribuiscono a creare genitori sempre meno giovani, con le relative conseguenze sulla probabilità di concepire.
Eppure, l’età è uno dei fattori che influisce in modo determinante proprio sulla fecondità.
Il rapporto tra fertilità ed età è molto stretto sia per la donna sia per l’uomo. A differenza di quello che si pensa spesso, i problemi di infertilità non sono da attribuire solo alla donna, in quanto anche l’uomo non ne è immune.
I dati statistici sull’infertilità, per quanto parziali a causa del fatto che spesso le coppie non si rivolgono agli specialisti, dimostrerebbero una sostanziale parità tra i casi in cui l’infertilità all’interno della coppia è da attribuire a uno o all’altro partner.
Il periodo fertile della donna ha una durata media di circa 30 anni. Si calcola che mediamente dall’età dei 14 anni la donna sia in grado di ovulare, mentre oltre i 44 le possibilità di concepire naturalmente si riducono a episodi sporadici, anche nel momento in cui non sia ancora in atto la menopausa.
A partire dal menarca, la donna è già in grado di ovulare e il tasso di fertilità è già piuttosto alto, ma non ha ancora toccato il suo apice, che arriverà intorno ai 20 anni.
La fase in cui la donna ha le maggiori probabilità di concepire si colloca tra i 20 e i 30 anni, tant’è vero che per decenni è stata la fascia di età in cui si collocava il maggior numero di prime nascite. Oggi, invece, il fatto che progressivamente si stia uscendo da questa fascia di età per il concepimento del primo figlio spiega in parte l’aumentato tasso di infertilità.
Dopo i 30 anni la fertilità inizia a diminuire in modo molto rapido fino a che, attorno ai 37 anni, si ha una nuova, ancora più drastica, riduzione. Dopo i 40 anni si entra in una fase di subinfertilità che man mano porta all’impossibilità di concepire naturalmente.
Se attorno tra i 20 e i 30 anni le probabilità di rimanere incinta solo circa del 25% ogni ciclo, tanto che in genere il 75% delle coppie riesce a concepire entro un anno di tentativi, dopo i 30 anni tali probabilità scendono sotto il 20%, mentre dopo i 40 anni si riducono al 5%.
Anche la fertilità maschile subisce una diminuzione man mano che passano gli anni. In questo caso non si tratta, come accade alla donna per gli ovuli, di un esaurimento degli spermatozoi, quanto piuttosto di un peggioramento della qualità e della motilità.
Quindi, a differenza della donna, l’uomo è in grado di produrre spermatozoi per tutta la vita, anche se con il passare del tempo si possono verificare varie situazioni, tra cui l’ossidazione degli spermatozoi, la diminuzione della capacità fecondativa e il danno del materiale genetico. In questo ultimo caso, anziché impedire il concepimento, possono aumentare le probabilità di malattie genetiche. Gli studi scientifici dimostrerebbero, infatti, che nel caso in cui il padre sia di età superiore ai 45 anni le probabilità di mutazioni di un gene sono 5 volte superiori rispetto a quelle di un genitore di 20.
Studi sulla fecondazione assistita, poi, dimostrerebbero che l’età del partner incide in modo significativo sulle probabilità di buona riuscita, tanto che, a parità di età femminile, in successi diminuiscono man mano che cresce l’età del partner.
Nel caso di donne inferiori ai 30 anni che si sottopongono a tecniche di fecondazione assistita, la percentuale di successo è più elevata del 30% se il partner ha un’età inferiore ai 35 anni.
Col passare negli anni, poi, si possono aggiungere altri tipi di problematiche tra cui diminuzione del desiderio sessuale o problemi erettili.
Di conseguenza, si può dire che se dopo il 30 anni inizia a declinare la fertilità femminile, nel caso maschile si verifica una situazione analoga dopo i 40 anni.
Se è dimostrato che le coppie più giovani hanno una elevata probabilità di concepire, ciò non toglie che nella società odierna non sempre sia possibile affrontare un percorso di maternità in modo sereno prima di aver raggiunto una situazione economica, lavorativa e famigliare stabile.
Chi si trova in queste condizioni può valutare di sottoporsi a tecniche di fecondazione assistita che prolunghino l’età fertile e aumentino le probabilità di concepire. Si tratta del cosiddetto social freezing: la crioconservazione degli ovociti permette infatti di preservare la possibilità di raggiungere la gravidanza anche in un tempo differito.
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