Gli studi scientifici hanno ormai ampiamento dimostrato che la fertilità diminuisce con l’età. Non si tratta di un fenomeno legato solo alla fertilità femminile, ma anche l’uomo, col il passare del tempo, ha meno probabilità di procreare.
Uno studio della Harvard Medical School di Boston, che ha preso in esame ottomila coppie ricorse alla fecondazione assistita, ha infatti dimostrato che la fertilità col passare degli anni non diminuisce solo per le donne, ma anche per gli uomini.
L’espressione orologio biologico venne utilizzata per la prima volta in un articolo pubblicato dal Washinton Post. Era il lontano 1978 e la mentalità corrente non concepiva che le cause dell’infertilità potessero essere riferite all’uomo.
Nell’articolo, infatti, si faceva riferimento alle donne che volevano far carriera e per le quali l’orologio biologico, secondo l’autore dell’articolo, stava ticchettando. In realtà, i dati dimostrano che i casi di infertilità maschile e femminile grossomodo si equivalgono: l’orologio biologico, del resto, ticchetta tanto per gli uomini quanto per le donne.
I dati dello studio dell’Harvard Medical School dimostrano, infatti, che le probabilità di rimanere incinta dipendono sia dall’età della donna sia da quella dell’uomo. Secondo la ricerca le probabilità di una trentenne di rimanere incinta sono piuttosto alte (73%) quando il partner ha tra i 30 e i 35 anni.
Tuttavia, diminuiscono drasticamente (-46%) nel momento in cui il partner ha tra i 40 e i 42 anni.
Ma non solo: una donna tra i 35 e i 40 anni avrebbe il 30% delle probabilità in più di concepire se ha un partner con meno di 30 anni rispetto a uno con 30-35 anni.
Fisiologicamente la fertilità femminile segue fasi precise: dopo la pubertà, le ragazze diventano fertili con la comparsa del menarca. Si considera che dai 20 ai 24 anni circa siano nel periodo in cui la fertilità è massima e poi, man mano, comincia a diminuire. Dopo i 30 anni ci sarà una diminuzione piuttosto netta, che sarà ancora più rapida dopo i 35 anni.
Se a 20 anni le probabilità di concepire sono tra il 30% e il 40% ogni mese, a 30 anni sono già diminuite al 20%. Dopo i 45 anni, poi, sebbene la donna non sia ancora in menopausa, ha una probabilità di concepire molto bassa.
Per molto tempo l’infertilità maschile e le sue cause sono state poco indagate. Ciò per tanto tempo è stato determinato da una sorta di pregiudizio, in quanto le cause dell’infertilità sono state tradizionalmente attribuite alle donne.
Negli ultimi anni si è assistito a un progressivo aumento dell’infertilità maschile che ha portato a concentrare maggiormente gli studi su questo problema.
In realtà, studi recenti hanno dimostrato che anche per l’uomo la fertilità diminuisce con l’età.
Sebbene vi siano casi in cui l’uomo riesce a procreare anche in età più avanzata rispetto alla donna, i dati scientifici dimostrano che dopo il 50 anni non solo la quantità ma anche la qualità spermatica diminuisce sensibilmente.
Si verifica pertanto:
Ciò implica che non solo le probabilità di concepire si riducono sensibilmente, ma anche nel momento in cui si raggiungesse la fecondazione, ci sarebbe un rischio maggiore di aborto spontaneo, di alterazioni cromosomiche del feto e di patologie durante la gravidanza, come il diabete gestazionale.
Infine, si sarebbe rilevato che i padri in età avanzata hanno un maggiore rischio di avere figli affetti da alcuni tipi di disordini psichiatrici come autismo, psicosi e disordini bipolari. Addirittura, gli studi sembrerebbero dimostrare che i bambini nati da padri con 50 anni hanno circa il doppio delle probabilità di essere affetti da autismo rispetto a chi ha un padre con meno di 30 anni e, addirittura, i bambini con padri di oltre 55 anni avrebbero oltre 4 volte le probabilità rispetto al figlio di un 30enne.
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