Negli ultimi vent’anni il tasso di fertilità pare essere progressivamente diminuito, tanto che oggi si considera che una coppia su cinque abbia problemi di infertilità.
I motivi possono essere tanti, ma sembra certo che i mutati stili di vita e l’aumento dell’età media a cui si cerca il primo figlio siano i fattori che influiscono maggiormente.
Del resto, man mano che passano gli anni, le probabilità di raggiungere il concepimento diminuiscono. Sebbene non si tratti di un problema esclusivamente femminile, come invece si pensava un tempo, è altrettanto vero che la riserva ovarica è limitata e col passare del tempo diminuisce.
La riserva ovarica è la dotazione di ovociti di ogni donna. Gli ovociti vengono prodotti dalle ovaie e sono in grado, una volta incontrato lo spermatozoo, di essere fecondati e dare origine a un embrione.
Tuttavia, mentre gli spermatozoi vengono prodotti in continuazione, la quantità di ovociti che una donna può produrre è limitata e costituisce, appunto, la riserva ovarica.
Se i follicoli disponibili durante in tutto il corso della vita della donna sono circa 1-2 milioni, appena dopo la nascita iniziano a diminuire. Dal momento del menarca, e quindi nel momento in cui inizia l’ovulazione, sono già ridotti a 3-400 mila. Si calcola che mediamente nel corso dell’età fertile ogni donna abbia circa 400 ovulazioni. Tuttavia, nonostante vengano ovulata una porzione molto piccola di ovociti rispetto alla dotazione iniziale, gran parte dei follicoli non arriva alla ovulazione in quanto si deteriora prima.
Man mano che la quantità di ovociti diminuisce (durante la menopausa ne restano circa una decina), le possibilità del concepimento diventano sempre più ridotte e, inversamente, aumentano le probabilità di aborto e di malformazioni del feto.
Senza dubbio l’età è uno degli elementi che maggiormente contribuisce a variare la riserva follicolare, ma non è il solo.
I fattori che la influenzano sono diversi:
Nel caso in cui si desideri avere un figlio, valutare la consistenza della riserva ovarica può essere molto importante per poter affrontare eventuali problemi di fertilità, soprattutto se non si è più giovanissime, o nel caso in cui si voglia affrontare un percorso di PMA.
Durante una terapia per la stimolazione ovarica, bisognerà valutare la quantità di follicoli disponibili. La stimolazione ormonale viene infatti eseguita in modo personalizzato, basandosi sull’analisi della riserva ovarica di ciascuna donna. I conteggi vengono effettuati attraverso l’utilizzo di marker biochimici (Ormone Antimulleriano – AMH) e morfologici (conta follicoli antrali – AFC). Nonostante la risposta alla stimolazione sia individuale, fare accurate analisi sui marker biochimici permette di prevedere la probabile crescita follicolare.
Anche nel caso in cui non si sia in procinto di affrontare un percorso di PMA, analizzare a fondo la riserva ovarica può essere utile per analizzare le cause di una eventuale infertilità.
Per conoscere la quantità di follicoli ancora a disposizione è necessario sottoporsi ad esami diagnostici.
Nella maggior parte dei casi una bassa riserva ovarica non è sintomatica, sebbene col passare del tempo si possano notare alterazioni nel ciclo mestruale. Man mano che ci si avvicina alla menopausa compaiono poi i classici sintomi: amenorrea, vampate di calore, tachicardie, disturbi generalizzati come insonnia e alterazioni dell’umore.
Gli esami per conoscere la riserva ovarica disponibile sono di due tipi:
In ogni caso, per avere un’idea precisa della situazione ormonale è opportuno rivolgersi al proprio ginecologo, che prescriverà tutti gli esami e analizzerà i risultati interpretandoli alla luce del quadro anamnestico.
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