Spesso, quando si cerca una gravidanza e non si riesce a raggiungerla, capita che il ginecologo parli di dosaggi ormonali.
Non è raro che si senta parlare di questo tipo di esame e, se è abbastanza chiara quale sia la sua finalità, non sempre è altrettanto chiaro quali valori vengano presi in considerazione e come vadano interpretati.
Il dosaggio degli ormoni femminili è un importane indicatore per capire se ci siano squilibri, per valutare le cause e i possibili trattamenti.
I dosaggi ormonali sono degli esami ematici che vengono prescritti dal ginecologo quando non si riesce a concepire: servono per conoscere il livello degli ormoni presenti nell’organismo e per valutare i possibili squilibri che potrebbero essere alla base dell’infertilità femminile.
Tuttavia, non è detto che questi esami vengano prescritti solo quando si desidera avere un bambino: potrebbe essere necessario valutare la situazione ormonale anche in caso di disturbi che riguardano il ciclo mestruale. Per esempio, in caso di amenorrea, ovvero quando le mestruazioni sono assenti senza un motivo apparente, di dismenorrea, ovvero quando le mestruazioni sono particolarmente dolorose, oppure quando le mestruazioni sono particolarmente abbondanti.
Si tratta di un semplice prelievo del sangue che, però, in alcuni casi deve essere eseguito in giorni particolari del ciclo mestruale. Infatti, a seconda del momento del ciclo mestruale in cui ci si trova, alcuni livelli ormonali potrebbero avere dei valori di riferimento diverso, in quanto in determinate condizioni può esserci un aumento o una diminuzione della produzione di alcuni ormoni.
Gli ormoni che vengono presi in considerazione nell’analisi dosaggio ormonale sono l’ormone follicolo stimolante (FSH), l’estradiolo, l’ormone luteinizzante (LH), il progesterone e l’ormone Antimulleriano (AMH)
Uno degli ormoni analizzato negli esami dosaggio ormonale è il cosiddetto FSH, ovvero l’ormone follicolo stimolante.
Si tratta di un ormone prodotto dall’ipofisi. Alla base del sistema della produzione ormonale esiste un complesso sistema che coinvolge le diverse aree del cervello: oltre all’ipofisi, è coinvolto in questo processo anche l’ipotalamo. Esso rilascia, infatti, l’ormone GnRH, ovvero un ormone che stimola le gonadotropine, il quale induce la produzione da parte dell’ipofisi dell’ormone FSH e dell’ormone luteinizzante (LH).
L’ormone FSH ha diverse funzioni:
L’estradiolo è un altro ormone che, assieme all’FSH, contribuisce allo sviluppo follicolare e serve alla regolazione del ciclo mestruale. Si tratta di un ormone sessuale femminile molto importante in tutte le fasi della vita. Esso viene prodotto dalle ovaie, dalla ghiandola surrenale e, durante la gravidanza, dalla placenta.
Così come avviene con l’FSH, anche l’ormone luteinizzante (LH) viene prodotto dall’ipofisi. La sua funzione specifica è quella del rilascio degli ovociti da parte delle ovaie.
Il progesterone è un ormone che ha la funzione di preparare l’apparato riproduttivo alla gravidanza e di mantenere l’utero nelle condizioni corrette per proseguire la gravidanza.
Esso è prodotto dal corpo luteo nella fase luteale. Nella gravidanza il corpo luteo, dopo i primi mesi, regredisce e il progesterone viene prodotto dalla placenta.
A differenza dell’ormone luteinizzante e dell’ormone follicolo stimolante, la sua concentrazione massima avviene dopo l’ovulazione: quindi, l’esame dei dosaggi ormonali per questo ormone deve essere svolto nella fase luteale. Se viene svolto nel 21° giorno del ciclo, si può capire se l’ovulazione è avvenuta o meno.
Questo esame è utile, nel caso in cui vi fossero valori alterati, come indicazione di un ambiente ostile all’impianto dell’embrione in utero. Durante la menopausa i livelli di questo ormone diminuiscono sensibilmente.
L’ormone antimulleriano (AMH) è una glicoproteina, dosabile nel sangue in qualunque momento del ciclo mestruale, che viene prodotta nelle donne dai follicoli ovarici.
La produzione dell’ormone antimulleriano segue un andamento ciclico: risulta basso alla nascita, aumenta con la pubertà e decresce, fino ad esaurirsi completamente con il sopraggiungere della menopausa. Il valore è proporzionale al numero di follicoli che la donna può avviare alla maturazione: sostanzialmente, la concentrazione di AMH può essere interpretata come un indice di fertilità.
Nella donna, un valore alto o basso di questo parametro può essere un indicatore importante nel determinare la presenza di condizioni patologiche, come la sindrome dell’ovaio policistico e l’insufficienza ovarica primaria.
Nella donna, l’ormone antimulleriano rappresenta un indicatore della riserva ovarica e la sua concentrazione è direttamente correlata con la conta follicolare antrale: in pratica, non solo riflette la quantità di follicoli, ma anche la qualità ovocitaria.
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