Che cosa si intende con sintomi da impianto?

Pubblicato il 26 marzo 2021

I sintomi da impianto sono dei lievi disturbi che si possono presentare appena dopo la fecondazione dell’ovulo.

Dal momento in cui avviene la fecondazione inizia un lungo viaggio che porterà gradualmente alla formazione del feto e quindi alla nascita del bambino.

Durante i nove mesi di gravidanza ci sono delle tappe fisse nello sviluppo del nascituro e i primi giorni dalla fecondazione in poi sono quelli più delicati: l’ovulo fecondato si sposta nell’utero materno e lì trova la sua sede fino al momento del parto.

Gli stadi dello sviluppo del feto: l’impianto dell’ovulo

Le fasi dello sviluppo dell’embrione, appena dopo il momento in cui lo spermatozoo entra a contatto con l’ovulo, non sempre sono conosciute da tutti.
Capire come avviene il processo che porta allo sviluppo del feto può essere non solo interessante, ma anche utile per distinguere i sintomi da impianto.

  • Durante ogni ovulazione mensile, le ovaie rilasciano un ovocita. Generalmente le ovaie lavorano a mesi alterni, quindi ogni mese viene rilasciato un solo ovocita. In questa fase, inizia un lungo percorso: l’ovocita si inoltra verso le tube di Falloppio, in attesa di incontrare lo spermatozoo. Il muco cervicale si fa particolarmente fluido, in modo da favorire l’entrata degli spermatozoi nell’utero e aumentare la probabilità della fecondazione.

    Se non c’è incontro tra lo spermatozoo e l’ovulo, quest’ultimo, non fecondato, si incanala verso l’utero, nel quale si deteriorerà fino a disperdersi durante il ciclo mestruale.

Sintomi da impianto cosa sono – Campagna del Cavolo
  • Se nel periodo opportuno c’è stato un rapporto non protetto, gli spermatozoi risalgono dalla vagina. Nel caso in cui uno spermatozoo riesca a entrare in contatto con l’ovulo e a penetrarlo, si realizza la fecondazione. L’ovulo fecondato è definito zigote.
  • A fecondazione avvenuta, le cellule situate nelle tube di Falloppio spingono lo zigote verso l’utero: questo processo ha una durata compresa tra i tre e i cinque giorni. Già in questa fase lo zigote inizia una serie di divisioni cellulari, che vengono dette divisioni mitotiche, e che danno origine alla morula, che è composta da 16 cellule.
  • Una volta giunte nella cavità dell’utero, le cellule dello zigote continuano la loro divisione finché si forma la cosiddetta blastocisti.
  • A questo punto può avvenire l’impianto della blastocisti nell’utero.
  • Una volta che la blastocisti si è impiantata, ha inizio lo sviluppo vero e proprio dell’embrione.

Che cos’è l’impianto dell’ovulo o nidazione

L’impianto dell’ovulo fecondato nell’utero viene anche detto nidazione o annidamento. Questo processo avviene indicativamente 6 giorni dopo la fecondazione e termina entro una decina di giorni.

Si tratta della fase in cui la blastocisti si aggancia alla parete dell’utero, di solito nell’area superiore. La blastocisti ha una parete esterna sottile, che ha lo spessore di una cellula. Tuttavia, c’è una piccola area nella quale la parete è più spessa e verso l’interno presenta uno spessore di circa 3-4 cellule.

È in questo punto in cui la blastocisti si impianta sulla parete dell’utero, dando inizio allo sviluppo della placenta. All’interno della blastocisti, lo sviluppo dell’embrione ha origine da quelle stesse cellule che hanno dato luogo all’inspessimento della parete.
In questa fase inizia anche la produzione degli ormoni che permettono di proseguire lo stato di gravidanza: in particolare, l’ormone Beta HGT, il cui aumento è il principale indicatore della gravidanza.

Se fino a questo momento la blastocisti ha vissuto in modo autonomo, nel momento in cui si impianta sulla parete dell’utero ha necessità di trarre nutrimento dall’utero stesso.

Sebbene la durata di questo processo sia generalmente di una decina di giorni, possono verificarsi annidamenti precoci o tardivi rispetto alla norma. Come in ogni donna possono verificarsi sfasamenti temporali per quanto riguarda la lunghezza del ciclo mestruale o dell’ovulazione, anche in questo caso possono esserci variazioni nelle fasi della procreazione.

I sintomi da impianto: come riconoscerli

I sintomi da impianto non sono affatto evidenti. Anzi, sovente possono essere confusi con la sindrome premestruale oppure possono non essere affatto avvertiti.

Esistono tuttavia dei piccoli segnali che, nel caso in cui si stesse ricercando la gravidanza, potrebbero essere significativi:

  • Lo spotting è senza dubbio uno dei sintomi più indicativi. Si tratta di piccole perdite ematiche di colore scuro o rosato che possono verificarsi proprio durante la nidazione e che vengono appunto definite perdite da impianto. Talvolta, però, lo spotting viene interpretato come un sintomo dell’inizio delle mestruazioni. Per distinguerle dal flusso mestruale occorre tenere conto che di solito hanno un flusso molto leggero, oltre al fatto che durano non più di tre giorni e sono piuttosto discontinue.
  • Anche l’aumento della temperatura basale è un sintomo da impianto. Si tratta di un rialzo termico molto leggero, di pochi decimi di grado, che si verifica proprio nei giorni dell’impianto e dura per tutta la durata della nidazione. Si verifica nel momento in cui ci si sveglia la mattina, tuttavia, proprio perché è un rialzo piuttosto lieve, se non lo si monitora volutamente, spesso passa inosservato.
  • Oltre a questi due sintomi, ce ne sono altri, che corrispondono ai classici sintomi della gravidanza. Seno teso e dolorante, nausea, specialmente alla mattina, dolori, detti anche dolori da impianto, o crampi al basso ventre, sonnolenza, senso di stanchezza e stitichezza, sbalzi di umore sono tutte situazioni che possono verificarsi frequentemente in relazione all’aumento della produzione ormonale.
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