Parto naturale: come prepararsi al meglio

Parto naturale: come prepararsi al meglio

Pubblicato il 30 Dicembre 2021

Molte donne in gravidanza si chiedono come prepararsi al parto naturale, che rappresenta un momento tanto atteso, e per alcune un po’ temuto, durante tutta la gestazione.

Il fatto che ci vogliano così tante settimane perché la gravidanza si porti a compimento è utile senza dubbio allo sviluppo completo del feto, ma è funzionale anche alla mamma perché abbia il tempo sufficiente per la preparazione al parto naturale.

Per prepararsi al parto naturale, il primo consiglio è quello di informarsi su come funziona: avere chiaro lo svolgimento del parto naturale è un ottimo modo per ridurre l’ansia. Essere meno ansiose non è utile solo per vivere serenamente e con maggiore benessere le ultime fasi della gravidanza, ma aiuta anche fisiologicamente il parto.

La rilassatezza è utile a ridurre le contrazioni muscolari, aiuta nel travaglio e nella vera e propria fase espulsiva.

Ecco, dunque, le principali domande che si fanno le mamme affrontando la preparazione al parto naturale e le relative risposte.

Preparazione parto: frequentare il corso preparto?

Frequentare un corso preparto è senza dubbio un ottimo sistema per prepararsi al travaglio.

Come prepararsi al parto - Campagna del Cavolo

I corsi preparto, infatti, sono studiati appositamente per togliere ogni dubbio alle gestanti.

Si tratta di corsi di preparazione al parto tenuti da esperti, in genere da professionisti specializzati in ostetricia e in ginecologia, che insegnano alle future mamme come funzionano le varie fasi del travaglio. Vengono affrontate le varie tipologie di parto, naturale, cesareo e indotto, spiegando quali siano le differenze e come prepararsi a ciascuno.

Durante il corso, oltre alle lezioni teoriche, vengono proposti anche esercizi di preparazione al parto, che consistono sia in esercizi di rilassamento sia di rafforzamento dei muscoli pelvici, come gli esercizi di kegel. In particolare, le tecniche di respirazione si presentano molto utili per le fasi del travaglio.

Quale parto si dovrà affrontare? Cesareo o naturale?

Sostanzialmente esistono due tipi di parto: il parto cesareo e il parto naturale. Esiste, poi, una terza categoria che è il parto indotto. In realtà, il parto indotto si realizza con il parto naturale, a meno che ci siano complicazioni che portano al cesareo. 

Oggi come oggi si tende a sconsigliare il parto cesareo se non ci sono motivi patologici che lo richiedano. In genere, le motivazioni principali che portano al taglio cesareo sono:

  • Presentazione podalica;
  • Sofferenza fetale;
  • Travaglio troppo lento;
  • Frequenza cardiaca anomala del feto;
  • Distacco della placenta;
  • Patologie della mamma che sconsigliano il parto naturale.

Talvolta, anche avere avuto uno o più parti cesarei in precedenza potrebbe sconsigliare il parto naturale, ma ciò dipende dalle condizioni specifiche della mamma.

Il motivo per cui si tende ad evitare il cesareo se non strettamente necessario è che si tratta pur sempre di una operazione chirurgica che, pur essendo di routine, ha maggiori rischi di complicazioni rispetto a ciò che avviene con il parto naturale.

Se si teme il dolore, ci si può accordare eventualmente con il ginecologo per l’epidurale, a meno che ci sia qualche motivo che lo sconsiglia.

Ci si accorge in anticipo del momento del parto?

Molte donne temono di non accorgersi al momento giusto che sta per iniziare il travaglio. Il sintomo principale del travaglio sono le contrazioni che, in questa fase, diventano sempre più ravvicinate e regolari, oltre al fatto che man mano che il travaglio procede diventano più dolorose.

La durata di ogni contrazione, all’inizio, è di alcuni secondi e progressivamente diventa più duratura, fino a raggiungere quasi il minuto. Le prime contrazioni sono le cosiddette contrazioni preparatorie, che servono appunto per preparare l’utero alla fase finale. Durante la fase di espulsione sono più lunghe e intense perché devono servire ad aiutare la spinta del feto all’esterno. Anche l’intervallo tra una e l’altra si fa più breve: da 5-10 minuti, la distanza passa a 2-3.

Quando iniziano le contrazioni è bene stare tranquille, registrare i cambiamenti e valutare se sia già il caso di recarsi in ospedale. Se si rompono le acque, è meglio andare in ospedale anche se le contrazioni non sono ancora frequenti perché potrebbe essere necessaria la somministrazione di farmaci per evitare infezioni.

Il parto è doloroso?

Forse la domanda più ricorrente tra le gestanti è se il parto sia doloroso e, soprattutto, quanto lo sia.

È innegabile che il parto provochi dolore, tuttavia, non si può generalizzare: ogni donna vive il dolore del parto in maniera diverso e spesso la stessa donna vive situazioni diverse da un parto all’altro.

Tuttavia, è una buona strategia quella di non lasciarsi sopraffare dalla paura del dolore: più si ha paura, più si tende a contrarre i muscoli e ciò provoca ancora più dolore.

Per gestire il dolore al meglio sono molto utili le tecniche di respirazione che vengono insegnate nel corso preparto oppure nei corsi di yoga. Inoltre, ci sono metodi utili alla riduzione del dolore come il parto in acqua, il parto in posizione accovacciata o l’ascolto della musica.

Papà in sala parto: sì o no?

Negli ultimi anni la tendenza è di far entrare il papà in sala parto, se si eccettua le esclusioni dovute al covid.

Il fatto che anche il papà partecipi al parto è molto positivo sia per la coppia sia per l’armonia famigliare. Tuttavia, possono esserci casi in cui sia la mamma sia il papà non siano entusiasti di questa possibilità, per vari motivi.

In ogni caso è sempre meglio esprimersi apertamente e parlarne, per evitare di trovarsi in imbarazzo o di non essere a proprio agio.

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