La toxoplasmosi è una patologia causata da un parassita, chiamato Toxoplasma gondii. Si tratta di un microrganismo in grado di attaccare sia l’uomo sia gli animali. Generalmente si tratta di una malattia asintomatica che non crea conseguenze e talvolta si può manifestare con sintomi molto simili a quelle di una semplice influenza.
Tuttavia, in soggetti in condizioni di salute debilitate e per chi è in gravidanza ci possono essere conseguenze più serie, soprattutto in relazione alla salute e allo sviluppo del bambino.
L’infezione causata dal toxoplasma è conseguente alla presenza del protozoo parassita, il quale infetta sia gli animali sia l’uomo in diversi modi.
Gli animali colpiti sono molti mammiferi e uccelli, ma è attraverso i felini che si concretizza il pericolo di contagio. Nel gatto, infatti, il protozoo completa il suo ciclo vitale dando vita alle oocisti: una volta insediato nel corpo del felino attraverso l’ingestione di carne, esso si riproduce all’interno dell’intestino tenue del suo ospite, formando le oocisti che verranno espulse attraverso le feci.
Il contatto con le feci infette, ma anche con il terreno su cui sono state depositate, può provocare la trasmissione agli esseri umani.
Anche l’ingerimento di alimenti come verdura o frutta cruda contaminata da oocisti è un frequente veicolo di infezione.
Infine, nella carne cruda possono trovarsi cisti muscolari che vengono originate attraverso un ciclo vitale secondario del parassita che attacca gli animali a sangue caldo. Sembra essere quest’ultimo il veicolo più frequente per la trasmissione all’uomo.
Generalmente la toxoplasmosi è un’infezione che non provoca conseguenze gravi, tanto che molte persone non si accorgono nemmeno di averla contratta o la confondono con un’influenza.
Tuttavia, in alcuni casi specifici, come persone debilitate da patologie pregresse o donne in gravidanza, possono esserci complicanze pericolose per la salute. In particolare, durante la gravidanza la toxoplasmosi può essere trasmessa al feto attraverso la placenta e può avere conseguenze gravi che vanno dalle malformazioni del feto all’aborto.
Si calcola che circa il 60% delle donne in dolce attesa non l’abbia mai contratta e, di conseguenza, debba tutelare la propria salute e quella del bambino evitando il contagio.
Durante la gravidanza, la futura mamma viene sottoposta al test per verificare una presenza dell’infezione. In tal caso, si possono configurare due situazioni: che l’infezione si sia verificata prima della gravidanza oppure che sia in corso. Gli esami vengono ripetuti a scadenza fissa all’interno del programma di screening prenatale.
In generale, chi è già stato colpito dovrebbe acquisire l’immunità, tuttavia si riscontrano anche casi in cui, soprattutto in persone immunodepresse, vi sia una riattivazione delle cisti inattive.
Partendo dal presupposto che durante la gravidanza è consigliata una dieta varia e completa, è opportuno attenersi a buone norme igieniche che riducano il rischio di un eventuale contagio.
Di conseguenza, più che eliminare del tutto dei cibi, è consigliabile seguire delle precise prassi di lavaggio, conservazione e cottura, facendo la massima attenzione a diminuire il rischio di contaminazioni.
Oltre all’attenzione all’igiene alimentare, sono importanti anche alcune buone pratiche per evitare il contagio in altre situazioni.
Poiché uno dei veicoli del parassita è il gatto, chi è a contatto con questi animali dovrebbe prestare particolari attenzioni:
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