Terapia ormonale sostitutiva: quando è consigliata

Pubblicato il 25 Luglio 2024

La terapia ormonale sostitutiva, abbreviata in TOS, è un insieme di trattamenti che vengono prescritti alle donne per sostituire/integrare la produzione ormonale naturale. Si utilizza in particolare quando le donne raggiungono la menopausa con lo scopo di ridurre la sintomatologia legata ai fisiologici cambiamenti ormonali.

La funzionalità di questo tipo di trattamenti è legata anche alla prevenzione di possibili patologie che potrebbero insorgere nel lungo termine.

Poiché la menopausa è una condizione fisiologica che interessa tutte le donne, è utile comprendere quali siano le situazioni che possono verificarsi e come affrontarle.

Menopausa e terapia ormonale sostitutiva

Sebbene spesso quando si parla di terapia ormonale sostitutiva si faccia riferimento al periodo post menopausa, in realtà, può essere prescritta in una vasta gamma di casi, ovvero tutte quelle volte in cui un soggetto non riesce a produrre da sé gli ormoni necessari allo svolgimento di tutte le funzionalità a cui sono preposti.

Ciò può avvenire, per esempio, a causa di patologie che interessano la produzione degli ormoni sessuali maschili e femminili, a causa di disturbi o patologie che influiscono sulla funzionalità della tiroide, come l’ipotiroidismo di Hashimoto, malattie riguardanti l’ormone della crescita o tumori della tiroide.

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Esistono poi situazioni in cui la terapia ormonale sostitutiva viene somministrata in concomitanza del cambio di sesso: alle donne che desiderano assumere il sesso maschile viene somministrato testosterone mentre agli uomini che desiderano assumere il sesso femminile vengono somministrati estrogeni.

Tuttavia, nella maggior parte dei casi, la terapia ormonale sostitutiva riguarda proprio l’epoca della menopausa: durante la menopausa, infatti, le ovaie smettono gradualmente di lavorare, riducendo i livelli di estrogeni. La produzione di estrogeni non avviene solamente nelle ovaie, ma anche in altre parti del corpo, come nel tessuto adiposo e nelle ghiandole surrenali, tuttavia, si tratta di piccole quantità che non possono sopperire la riduzione dell’attività delle ovaie.

I sintomi della carenza di estrogeni

La menopausa, che non deve essere considerata una patologia in quanto si tratta di una condizione fisiologica che interessa tutte le donne, in Italia si verifica mediamente tra i 45 e i 55 anni. Si considera che una donna in quella fascia d’età sia entrata in menopausa dopo un anno di assenza delle mestruazioni, tuttavia, già alcuni mesi prima si possono verificare dei sintomi, come mestruazioni più ravvicinate o più distanziate, flussi molto scarsi o molto abbondanti, etc.

Sebbene la funzione principale degli estrogeni sia legata alla sfera riproduttiva, tali ormoni hanno anche un’importante influenza sulla salute delle ossa, dei muscoli e dell’apparato cardiovascolare.

Inoltre, gli estrogeni influenzano le attività cerebrali e agiscono sulla regolazione del sonno, dell’appetito e dell’umore.

Il momento dell’entrata in menopausa, pertanto, con la conseguente riduzione di questi ormoni, comporta una serie di cambiamenti nell’organismo che per alcune donne possono essere particolarmente destabilizzanti.

  • Da un punto di vista neurovegetativo, si osservano disturbi come vampate di calore, ovvero le cosiddette caldane, tachicardia, palpitazioni, sbalzi di pressione, insonnia, secchezza vaginale, etc.
  • Da un punto di vista psicoaffettivo, si registrano ansia, difficoltà nella concentrazione e della memoria, irritabilità, stanchezza, diminuzione del desiderio sessuale.

Sebbene nella maggior parte dei casi si tratti di disturbi non gravi, possono però talvolta instaurarsi vere e proprie patologie, in particolare a causa dell’aumento del rischio cardiovascolare e di patologie osteoarticolari, come l’osteoporosi.

L’aumento di peso può essere un’altra condizione da non sottovalutare: nel 50% dei casi le donne sopra i 50 anni subiscono un rallentamento del metabolismo.

Cosa comprende la terapia ormonale sostitutiva

Per alleviare i sintomi della menopausa e prevenire condizioni di salute a lungo termine associate alla carenza di estrogeni può essere prescritta la terapia ormonale sostitutiva, che si realizza attraverso l’assunzione di estrogeni e progesterone.

Gli estrogeni possono essere somministrati tramite compresse, cerotti, gel, creme, anelli vaginali, compresse vaginali o iniezioni. Le terapie possono essere somministrate in modalità combinata continua, combinata ciclica o solo estrogeni per le donne senza utero. La scelta del tipo di trattamento, della dose e della modalità di somministrazione degli ormoni deve essere personalizzata in base alle esigenze individuali della donna e monitorata da un medico per bilanciare i benefici e i rischi.

Terapia ormonale sostitutiva: è rischiosa?

Studi recenti[1] hanno analizzato le probabilità di effetti collaterali rischiosi per la salute e hanno rilevato che i benefici sono superiori ai rischi. Oggi le cure ormonali possono considerarsi sicure: si tende a preferire l’uso di progesterone sintetico, come il progesterone micronizzato, che avrebbe la stessa struttura molecolare dell’ormone prodotto dalle ovaie. Un’altra attenzione che viene posta oggi nei confronti della TOS riguarda l’età delle persone a cui viene somministrata: si sarebbe notato un maggiore rischio in persone con più di 60 anni, pertanto, si tende a concentrare le cure nel periodo che va tra i 50 e i 60 anni, in modo da ottenere risultati migliori riducendo il rischio. Per quanto riguarda, infine, il rischio di embolia polmonare, identificato in alcuni studi della Women’s Health Initiative, si è notato una maggiore incidenza quando la terapia viene somministrata per bocca. Per questo motivo, oggi, si tende a somministrare estrogeni tramite cerotti, gel o creme, in quanto l’assunzione attraverso la pelle rappresenta un’opzione migliore specialmente per le persone a rischio di patologie trombotiche.
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