Con social freezing e medical freezing si intendono l’insieme di tecniche per la conservazione della fertilità. La capacità riproduttiva, infatti, nel corso del tempo si riduce e posticipare il momento della gravidanza, per motivi sociali o di salute, può mettere a rischio la gravidanza.
Ecco tutto quello che c’è da sapere su social freezing e medical freezing.
Social freezing e medical freezing sono dei metodi per la conservazione della fertilità e prevedono il congelamento degli ovociti oppure la crioconservazione del tessuto ovarico. Vengono consigliate quando si deve posticipare oltre una certa età il momento di ricercare la maternità.
Molte persone si chiedono che differenza ci sia tra social freezing e medical freezing e se utilizzino le stesse tecniche. In realtà, questi due termini vengono utilizzati in relazione ai motivi in base ai quali si consiglia di scegliere di affidarsi a queste tecniche.
Si parla di social freezing quando vi sono motivi di tipo personale o sociale: per esempio, la mancanza di una attività lavorativa stabile, di un partner con cui mettere su famiglia, etc.
Il medical freezing, invece, è consigliato per le donne che per motivi di salute, in particolare patologie oncologiche o comunque legate alla sfera riproduttiva, come l’endometriosi, devono posticipare la maternità.
I motivi per cui si consigliano queste tecniche riguardano sia la diminuzione fisiologica delle probabilità di riuscire a concepire dovuta all’avanzare dell’età, sia ai rischi di infertilità che possono verificarsi in seguito a cure mediche, in particolare quelle oncologiche.
Con il passare degli anni, infatti, la disponibilità ovarica diminuisce e le probabilità di riuscire a concepire, soprattutto dopo i 35 anni, sono sempre meno.
Se poi ci si sottopone a cure oncologiche, vi possono essere conseguenze sulla capacità riproduttiva, che ostacolano il concepimento. Disturbi ormonali o menopausa precoce riducono la fertilità.
La riserva ovarica è il corredo di ovociti presenti nell’organismo femminile. Alla nascita ogni donna ha la massima quantità di ovociti possibile, che tenderà a diminuire progressivamente man mano che passa il tempo.
A partire dai 35 anni, la riserva ovarica diminuisce drasticamente e, di solito, le donne dopo i 40-45 anni hanno ormai una riserva ovarica molto scarsa, seppure con il ciclo regolare.
Con l’avanzare dell’età è fisiologico che l’apparato riproduttivo femminile abbia meno probabilità di portare a termine il concepimento. Non solo la quantità di ovociti diminuisce ma anche la qualità. Il rischio di non riuscire a portare avanti la gravidanza è più elevato, così come quello che il feto abbia anomalie cromosomiche.
Anche l’età paterna conta: sebbene l’uomo continui a produrre spermatozoi anche dopo una certa età, sia la quantità sia la qualità diminuiscono sensibilmente e i rischi di infertilità aumentano con l’aumentare dell’età.
Per avere il massimo risultato e le maggiori probabilità che le tecniche di conservazione della fertilità vadano a buon fine, è consigliabile sottoporsi a social o medical freezing quando la quantità e la qualità degli ovociti sono ancora sufficientemente elevate. Sebbene possano esserci importanti differenze da una donna all’altra, in genere si consiglia di sottoporsi a queste tecniche prima dei 35 anni.
Queste tecniche sono consigliate a tutte le donne che non escludano di volere una gravidanza ma che non possano metterla in atto nell’immediato a causa di motivi personali o di motivi di salute.
Non è raro che donne che in giovane età non desideravano figli si rendano conto, invece, di volerli nel momento in cui trovano il partner giusto o quando la situazione che prima non lo consentiva si modifica. Spesso, però, è troppo tardi e raggiugere il concepimento diventa molto difficile, se non impossibile.
Le cure oncologiche possono influire sul funzionamento dell’apparato riproduttivo. In alcuni casi, tecniche come la radioterapia e la chemioterapia possono alterare la quantità e la qualità ovocitaria.
Inoltre, per alcuni tipi di tumore, come quello al seno, che è il più frequente tra le donne, spesso vengono prescritte delle cure ormonali che possono alterare il normale funzionamento dell’apparato riproduttivo o, addirittura, indurre menopausa precoce.
Infine, possono essere indispensabili interventi chirurgici che rimuovono alcune parti dell’apparato riproduttivo stesso.
Il prelievo degli ovociti è una tecnica che consente di raccogliere gli ovociti, congelarli per la loro conservazione e renderli disponibili per un successivo ciclo di PMA nel momento in cui la situazione permetta di ricercare una gravidanza.
Viene svolta in ambito ambulatoriale, tuttavia richiede stimolazione ovarica e non può essere fatta in qualsiasi momento del ciclo.
La crioconservazione del tessuto ovarico talvolta viene preferita alla crioconservazione degli ovociti perché può essere fatta senza attendere un momento particolare del ciclo mestruale, soprattutto quando devono essere iniziate cure nell’immediato.
Tuttavia, il prelievo richiede un piccolo intervento in via laparoscopica. Per chi soffre di endometriosi, spesso il prelievo viene fatto in contemporanea all’intervento chirurgico terapeutico.
È invece sconsigliato in certe patologie oncologiche ovariche con un’altra probabilità di metastasi o di recidive.
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