Preservare la fertilità è molto importante per permettere alle donne e agli uomini di conservare la loro capacità di procreare.
Esistono diverse tecniche mediche di preservazione della fertilità che possono essere adottate quando ci si trova di fronte a malattie che possono ridurre la funzione riproduttiva oppure quando per motivi personali e sociali si posticipa il momento della gravidanza.
Le tecniche di preservazione della fertilità sono tutte quelle che vengono adottate per permettere la salvaguardia della funzionalità riproduttiva.
Con il passare degli anni e con l’avanzare dell’età si riducono fisiologicamente le probabilità di poter procreare. L’età fertile femminile inizia con il menarca e si conclude con la menopausa. Tuttavia, raggiunto il culmine della fertilità attorno ai 25-28 anni, man mano che passano gli anni progressivamente diminuiscono le probabilità di riuscire a concepire. Anche per l’uomo, benché non ci sia un vero e proprio termine del periodo fertile, con l’aumentare dell’età diventa sempre meno probabile il concepimento.
Pertanto, se si desiderano dei figli ma si è costretti a procrastinare il momento della gravidanza, si corre il rischio di andare incontro a maggiori difficoltà nel concepimento.
Le tecniche di preservazione della fertilità si suddividono in due grandi gruppi a seconda del motivo per cui vengono attivate:
Negli ultimi decenni l’età media delle donne e degli uomini che ricercano il primo figlio è salita notevolmente. Si tratta di un fenomeno che riguarda moltissime coppie e che spesso è legato a motivazioni sociali.
Percorsi di studio più lunghi rispetto al passato, difficoltà a trovare una occupazione stabile, desiderio di consolidare la propria carriera o mancanza di un partner con cui creare una famiglia sono tra i motivi che più frequentemente portano a procrastinare il momento della prima gravidanza.
Tutto ciò influisce negativamente sulle probabilità di riuscire a concepire, tanto più se si considera che attorno ai 32 anni la fertilità femminile già diminuisce e dopo il 37 ha un brusco calo.
Per tutti questi motivi, possono essere utilizzate delle tecniche che consentono di proteggere la funzionalità riproduttiva, in particolare la crioconservazione degli ovociti.
Alcune patologie possono influenzare negativamente le probabilità di riuscire a concepire. Non solo la malattia può danneggiare l’apparato riproduttivo o ostacolare l’attività riproduttiva, ma spesso i trattamenti possono risultare molto aggressivi e, per quanto siano efficaci soprattutto nei confronti di malattie oncologiche, possono aumentare i rischi di infertilità.
Infatti, terapie come la chemioterapia o radioterapia, sebbene oggi siano molto efficaci nella cura di malattie oncologiche e abbiano minori effetti collaterali rispetto a un tempo, possono agire negativamente sulla fertilità. Per quanto riguarda le donne, spesso queste cure possono influire sulla funzionalità ovarica, interrompendola. Nell’uomo, invece, a seguito di cure oncologiche, si può riscontrare una riduzione della produzione di spermatozoi oppure della loro motilità, situazioni che possono ostacolare il concepimento fino a impedirlo.
Le patologie per le quali vengono consigliate tecniche di preservazione della fertilità sono quelle oncologiche ma anche malattie pelviche, malattie infiammatorie come il lupus eritematoso, malattie croniche come l’artrite reumatoide e malattie dell’apparato riproduttivo come l’endometriosi.
In questi casi, la tecnica oggi spesso consigliata è la crioconservazione del tessuto ovarico: questa tecnica, infatti, consente di riportare la situazione della donna alle condizioni in cui si trovava al momento del prelievo del tessuto.
Le tecniche di preservazione della fertilità nella donna sono la crioconservazione di ovociti e la crioconservazione del tessuto ovarico.
La scelta del tipo di tecnica dipende dalla motivazione per cui viene attivata la procedura ma anche dalle condizioni particolari del soggetto. Per il social freezing femminile, in genere, si adotta la crioconservazione degli ovociti, mentre nel medical freezing, oltre alla crioconservazione degli ovociti e degli embrioni, può essere scelta anche la crioconservazione del tessuto ovarico.
Si tratta di una tecnica che consente di differire il momento della gravidanza prelevando gli ovociti dall’ovaio e crioconservandoli, per un successivo utilizzo nel momento in cui si desidera la gravidanza. Poiché richiede unicamente il prelievo di gameti femminili, può avvenire anche senza un partner.
Questa tecnica può avvenire solo dopo la pubertà e richiede stimolazione ovarica. Il prelievo deve avvenire in una fase precisa del ciclo mestruale. Per questo motivo, il prelievo degli ovociti non sempre può avvenire immediatamente e nelle pazienti che devono sottoporsi a cure oncologiche potrebbe richiedere lo spostamento dell’inizio della terapia. In questi casi, si preferisce il prelievo del tessuto ovarico.
Negli ultimi anni la crioconservazione del tessuto ovarico ha assunto sempre maggiore importanza nel panorama delle tecniche della preservazione della fertilità, in particolare per le pazienti oncologiche.
Questa tecnica, infatti, permette di prelevare il tessuto ovarico della paziente e di reimpiantarlo nel momento in cui si è nelle condizioni di poter procedere con una gravidanza.
I vantaggi di questa tecnica sono numerosi:
Anche l’uomo può andare incontro a difficoltà a procreare, sia quando il momento del concepimento viene differito per motivi sociali sia quando ci sono patologie che possono influire negativamente sulla fertilità.
Nel caso maschile vengono utilizzate due tecniche:
Si tratta di una tecnica che prevede la raccolta e la crioconservazione del liquido seminale eiaculato. Nel caso di medical freezing, il liquido seminale viene raccolto prima dell’inizio delle terapie, mentre in caso di social freezing la procedura può essere effettuata in qualsiasi momento, a condizione che il soggetto abbia raggiunto la maturità sessuale.
Si tratta di una procedura più invasiva, in quanto richiede un intervento chirurgico. Il tessuto viene prelevato e congelato per poi essere reimpiantato nel momento in cui si desidera provare a concepire. Al momento del reimpianto, l’attività riproduttiva riprende riportando la situazione a quella del momento del prelievo. A differenza della crioconservazione del seme, per effettuare questa tecnica non è necessario che il soggetto abbia raggiunto la maturità sessuale.
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