Il progetto genitoriale è una esperienza condivisa di vita e di coppia, emozionante, totalizzante ricca di amore e sensazioni indimenticabili.
Il nuovo percorso parentale impone a mamma e papà una crescita individuale che risulta essere spesso caratterizzata da un alternarsi di momenti di gioia immensa, stabilità ed equilibrio, a periodi di sensazioni discordanti ed incertezze capaci di concretizzarsi nella più comune paura di non farcela.
Gesti istintivi, ma ovviamente nuovi, come ad esempio riuscire a cambiare correttamente il pannolino o essere in grado di capire le richieste e le esigenze del nascituro fin dai primi giorni di vita, possono sollecitare l’emotività dei neo genitori.
Dialogo, confronto, condivisione, ma anche un approccio informato ed organizzato sono alla base del corretto processo di gestione della comune paura di non farcela.
L’arrivo tanto atteso di un bebè è, per la coppia e la futura mamma, un sogno che si avvera ad occhi aperti. Emozione, tenerezza, amore, stupore, senso di protezione ed appartenenza e molte altre emozioni totalizzanti e vibranti si accostano a percezioni e pensieri discordanti come timori e preoccupazioni organizzative .
Per la neo mamma spesso i livelli ormonali ballerini, lo stress psicofisico post parto, le nuove responsabilità ed i ritmi imposti dalle esigenze del nascituro, associati all’ardua attività di accordarli con quelli delle attività quotidiane e/o professionali, possono instaurare un processo acuto di stress che si codifica in un senso di inadeguatezza e nella paura di non riuscire a completare correttamente e con successo tutto.
Un effetto negativo che ogni donna vive e sperimenta nei primi mesi di vita del bimbo.
Non sarà uguale per tutte poiché le variabili sono numerose e le neomamme vivono questo nuovo e splendido momento della vita in modo assolutamente diverso ma, sicuramente, la carenza di sonno, lo stress psicofisico a cui è sottoposto l’organismo nella fase post parto ed un generale senso di smarrimento possono essere comuni e frequenti.
Come gestire quindi la spiacevole sensazione di non farcela?
Diagnosticato che non sia in atto una depressione post-parto, è importante iniziare il processo di gestione della paura di non farcela ricordando che è una sensazione comune che può avere anche una chiave di lettura positiva per permette alla neo mamma di fermarsi, riflettere e cercare in modo pragmatico di riorganizzare la giornata.
Il primo passo è il dialogo con il papà.
Confidarsi, condividere e far sapere al proprio partner che si sta sperimentando uno stato di preoccupazione può essere un primo punto di partenza per alleggerire lo stress ed insieme definire e suddividere i compiti, concedendosi qualche ora di sonno ristoratore ed allontanando il più possibile le situazioni di stress.
Un svolta potrebbe essere pianificare la giornata in funzione delle esigenze del bimbo assecondando i ritmi dilatati del nascituro ed approfittando dei suoi riposini per dormire o per svolgere quelle attività che si ritengono importanti ed essenziali, senza però ricadere nello stato di stress.
Il secondo passo è imparare a delegare.
Non importa quale sarà l’attività che si deciderà di affidare: la spesa alimentare, le attività domestiche o lo stirare. Se la situazione economica non consente di avvalersi di collaboratori, potranno rivelarsi un supporto gli amici, i parenti ed i nonni che saranno sicuramente felicissimi di aiutare e di essere partecipi.
Il terzo passo è non giudicarsi e colpevolizzarsi.
Non importata se non si riesce a togliere la polvere oggi o se non si stira proprio quella camicia. Viste le nuove responsabilità, ma soprattutto le esigenze del nascituro che si aggiungono al ménage famigliare, alcune attività potranno essere rimandate con serenità e senza rimorsi.
Il quarto passo è be calm …and happy!
Cercare di vivere i momenti unici e magici che il bebè ci regala. Imparare proprio dal nascituro è uno dei principi cardine che consente di ottenere rilassatezza e riacquistare equilibrio per una corretta gestione dello stress e dei nuovi cambiamenti.
Acquisire la consapevolezza che l’espressione sincera delle emozioni e della bellezza dei gesti e delle piccole cose della vita sono preziose ed essenziali, beneficiando dei ritmi lenti, dei sorrisi e delle emozioni, aiuterà con semplicità ad allontanare i fantasmi delle paure
Via libera quindi a vivere appieno il contatto con il bebè.
Il quinto passo è concedersi pause e tempo.
Concedersi una pausa o il tempo per rilassarsi non avrà necessariamente la stessa modalità per tutte le neomamme. Per qualcuna potrà essere staccare la mente con un sonno ristoratore, oppure regalarsi un massaggio, ritagliarsi 20 minuti per leggere il libro preferito o coccolarsi con una manicure. Per altre l’equilibrio ristoratore della pausa passerà attraverso la condivisione con il partner di attività da sperimentare insieme, nel concedersi affetto e coccole oppure rilassarsi con una camminata romantica. Per alcune invece risulterà perfetto staccare la spina dalla routine casalinga concedendosi, con gli amori della propria vita, papà e bebè, una semplice passeggiata, una gita fuori porta oppure un pomeriggio trascorso a giocare tutti insieme.
Insomma non esiste una pausa che sia più o meno adatta, giusta o sbagliata. Ogni mamma dovrà con serenità scegliere come concedersi pause e tempo, che sia da sola, con il partner o con tutta la famiglia, l’importante e che possa essere reale fonte reale di relax e positività.
L’esperienza della dolce attesa e dell’arrivo del bebè, visti dagli occhi del futuro papà sono ricche di emozioni travolgenti ed immensa tenerezza. Orgoglio, amore, speranze, aspettative e tante nuove emozioni sono sperimentate in questa fase della vita.
Alle emozioni positive però, anche per gli uomini, possono accostarsi timori e situazioni di stress capaci di concretizzarsi nella comune paura di non farcela.
Il cambiamento significativo delle priorità di vita, le responsabilità morali e sociali della nuova figura che si ricoprirà ed il dovere di essere in grado di provvedere alle future esigenze economiche del nuovo ménage famigliare sono solo alcuni dei fattori che possono contribuire negativamente nella percezione delle emozioni e divenire, per molti uomini, fonte di elevato stress.
A differenza della donna i fattori emotivi, sociali ed ambientali che concorrono nell’insorgere di questo stato di agitazione non sono imputabili a percezioni e sensibilizzazione causate dalle alterazioni ormonali o dallo stress fisico, ma da fattori emotivi e stress psicofisico.
Normalmente tutte queste emozioni, gioie, timori, doveri e responsabilità coesistono nell’animo del futuro papà alternandosi più o meno pacificamente, determinandone la crescita come genitore.
Ma come gestire ed affrontare la sensazione della paura di non farcela quando l’equilibrio si spezza?
Anche per l’uomo questa paura può avere una chiave di lettura positiva che permette di riorganizzare priorità ed azioni e permette di iniziare un percorso di gestione emozionale.
Il primo passo è il dialogo con la mamma.
Anche per il papà la condivisione ed il dialogo con la partner sono importantissimi. Innanzitutto è fondamentale abolire la paura che sussista il rischio di sovraccaricare di ulteriore stress emotiva la neo mamma. La condivisione arricchisce, aiuta la coppia a rimanere unita e riduce “la dimensione” dei timori percepiti. Insieme si troverà una soluzione, che potrebbe passare anche con il confrontarsi con altri papà, perché è importante ricordare che la paura di non farcela è molto comune.
Il secondo passo è avere una valvola di sfogo.
Verrà naturale cambiare tutte le priorità ed abitudini in funzione del nascituro. Così come per la mamma, è importante anche per il papà concedersi del tempo o una pausa sia dal lavoro che dalle nuove responsabilità. Per l’uomo, la valvola di sfogo solitamente passa per attività leggermente più fisiche come la serata al calcetto, praticare uno sport, o mantenere un hobby. Questa attività deve rispettare i nuovi ritmi del ménage famigliare e soprattutto la regola aurea che venga svolta con una frequenza non superiore ad una volta alla settimana per regalare anche alla neo mamma il tempo necessario per ritagliarsi una pausa. Questo sfogo aiuterà i papà ad essere più sereni, a confrontarsi con amici, a riacquistare l’equilibrio psicofisico ed a sfogare le tensioni.
Il terzo passo è ritagliarsi intimità e tempo per la coppia.
Non importa se di un’ora o solo per una serata, l’importante è riuscire a ritagliarsi attimi e tempo da vivere in intimità di coppia.
Tensioni, parole non dette, timori, stress possono incidere negativamente sulle percezioni emozionali, soprattutto in un momento della vita così delicato dove la sfera emotiva è già soggetta ad una significativa prova. Riuscire a consolidare l’intimità di coppia è un potente e positivo stimolo emotivo, motore del buon umore e capace di allontanare i dubbi e migliorare l’autostima.
Ne gioverà non solo il benessere psicofisico del papà, ma anche il rapporto di coppia e la fiducia della donna nella propria femminilità che spesso in fase post parto risente di numerose insicurezze relative all’aspetto.
Il quarto passo è ritornare bambini.
Sì, ritornare bambini mette in contatto mente ed anima con l’essenza e la parte più dolce ed intima di un uomo. Si sa che gli uomini, per alcuni aspetti, conservano un animo fanciullesco. Le nuove responsabilità economiche e genitoriali possono surclassare. Per allentare lo stress e ritrovare serenità e spensieratezza è importante vivere attimi di gioco con i piccoli. Anche se appena nato, il bimbo saprà rendere allegro e giocoso qualsiasi gesto. Per il papà ritrovarsi a fare facce buffe, giocare con le manine del bebè o far sorridere il nascituro con suoni, gesti e movimenti farà emergere il bambino che è in lui e permetterà allo stress di dissiparsi.
Partendo dal presupposto che nessuno potrà insegnare ai novelli mamma e papà come vivere l’esperienza genitoriale e come riuscire a diventare dei bravi genitori. Un buon punto di partenza può essere ricordarsi che la paura di non farcela è una sensazione molto comune e tipica delle nuove esperienze di vita ed in particolare del progetto genitoriale. Non avere nessun timore significherebbe in fin dei conti non aver acquisito consapevolezza delle responsabilità e del legame assoluto e totalizzante che l’avvento di un bimbo comporta.
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