Preservazione della fertilità in pazienti oncologici

Pubblicato il 6 ottobre 2022

La preservazione della fertilità in pazienti oncologici è un argomento di grande interesse sia per i medici specialisti sia per i pazienti: oggi le cure oncologiche consentono di avere migliori prospettive di guarigione o di remissione della malattia, pertanto, i pazienti in età fertile possono avere buone probabilità di salvaguardare la loro capacità di concepire.

Le malattie oncologiche, infatti, specialmente quelle che interessano la sfera riproduttiva, colpiscono anche persone in età fertile che potrebbero desiderare di diventare genitori.

Tuttavia, talvolta i trattamenti oncologici, come la radioterapia o la chemioterapia, possono avere un impatto negativo sulla fertilità.

Cos'è il medical freezing?

Con medical freezing si intendono quelle tecniche che vengono messe in atto per la preservazione della fertilità per motivi medici.

Si tratta di tecniche, sia per l’uomo sia per la donna, che hanno la funzione di conservare i gameti aumentando così le probabilità di riuscire a concepire una volta terminate le cure oncologiche. 

Il trattamento prevede che vengano prelevati gli ovuli o gli spermatozoi prima dell’inizio delle terapie o delle operazioni chirurgiche che interessano l’apparato riproduttivo e che vengano crioconservati, in modo tale da poter essere riutilizzati nel momento in cui i pazienti si trovino nelle condizioni di poter provare a concepire. Ciò consente di mantenere i gameti nelle stesse condizioni in cui si trovavano al momento del prelievo.  

Preservazione della fertilità in pazienti oncologici - Campagna del Cavolo

Grazie al progresso che la scienza medica ha ottenuto per quanto riguarda le terapie oncologiche e la prevenzione, il tasso di sopravvivenza dei pazienti oncologici è aumentato e hanno assunto sempre una maggiore importanza gli effetti secondari provocati dalle cure. Oggi, pertanto, si dedica maggiore attenzione da parte degli specialisti alla salvaguardia della fertilità e si prendono in considerazione i desideri dei pazienti in età fertile di avere dei figli.

Non sempre i pazienti sono a conoscenza dell’esistenza di queste tecniche e, di fronte a una diagnosi di cancro, potrebbero mettere in secondo piano il progetto di diventare genitori.

Per questo è molto importante che vengano informati dagli esperti del settore in modo da poter fare una scelta oculata e consapevole, riducendo di rischio di non poter concepire. 

Ferring – Campagna del Cavolo

Quando sono consigliate le tecniche di preservazione della fertilità?

La preservazione della fertilità è consigliata a quei pazienti oncologici in età fertile che desiderano diventare genitori o che non lo escludono. Succede, infatti, che superate le cure, anche persone che non avevano un forte desiderio genitoriale, si rendano conto di volere un figlio.

In particolare, vengono consigliate:

  • quando il paziente, donna o uomo, si deve sottoporre a terapie chemioterapiche o di radioterapia, soprattutto quando queste ultime interessano organi destinati alla riproduzione;
  • per le donne in età fertile quando vengono prescritte cure ormonali che potrebbero provocare menopausa anticipata;
  • per le donne che devono subire interventi chirurgici che possono compromettere la funzionalità totale o parziale delle ovaie;
  • per gli uomini che devono subire interventi chirurgici che possono compromettere la capacità di produrre spermatozoi.

Come i trattamenti oncologici influiscono sulla fertilità

Nel caso della donna, le terapie chemioterapiche e radioterapia possono causare:

  • Riduzione della consistenza della riserva ovarica: al momento della nascita, ogni donna ha già un corredo di follicoli ovarici che si riduce progressivamente con il passare del tempo. Le cure chemioterapiche possono influire sulla riserva ovarica: tuttavia, ciò dipende dall’età della paziente, dal tipo di chemioterapia, dal dosaggio del trattamento e dal numero di cicli a cui la paziente si dovrà sottoporre.
  • Perdita della capacità delle ovaie di condurre i follicoli a maturazione e di rilasciare l’ovulo.
  • Menopausa precoce: il rischio di anticipare la menopausa è piuttosto consistente, tanto più in pazienti sopra il 35 anni. Può tuttavia succedere che il ciclo mestruale prosegua, ma che in realtà non ci sia ovulazione, o, viceversa, che ci sia sporadicamente ovulazione anche in assenza di mestruazioni.
  • Degrado della qualità degli ovuli: anche nel caso in cui continui la produzione di ovuli, non è detto che la loro qualità sia sufficiente per raggiungere il concepimento.

 

Anche nell’uomo l’utilizzo di terapie oncologiche può avere conseguenze sulla produzione spermatica, sia legata al funzionamento degli organi riproduttivi sia alle alterazioni ormonali che si possono presentare. Inoltre, possono verificarsi cali della libido e diminuzione della quantità, della qualità e della motilità spermatica, con conseguenze sulle possibilità di concepire.

Le tecniche della preservazione della fertilità femminile

Le tecniche di preservazione della fertilità femminile comprendono la crioconservazione degli ovociti e la crioconservazione del tessuto ovarico.

  • La crioconservazione degli ovociti è una tecnica grazie alla quale i gameti vengono prelevati e crioconservati in attesa di essere riutilizzati nel momento in cui si intenda procedere al concepimento. Richiede la stimolazione ovarica, per cui la paziente deve trovarsi in un momento specifico del ciclo mestruale.
  • La conservazione del tessuto ovarico è, invece, una tecnica che può essere utilizzata anche su pazienti che non hanno ancora raggiunto la pubertà e in qualsiasi momento del ciclo mestruale. Viene prelevato tessuto ovarico, in modo tale che possa essere successivamente reimpiantato, riportando la situazione riproduttiva al momento del prelievo.
    Può essere effettuata a qualsiasi età, anche precedente alla pubertà, L’unica condizione per poter attuare questa tecnica è che la donna sia ancora fertile e con una riserva ovarica ancora consistente, perciò è consigliabile prima dei 35-40 anni.
    Viene preferita alla crioconservazione degli ovociti quando la paziente deve sottoporsi rapidamente a cure e non c’è tempo per procedere a stimolazione ovarica e per attendere il momento propizio per il prelievo.
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