PMA Secondo livello.

Pubblicato il 16 Luglio 2019

La PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) è un insieme di tecniche scientifiche volte al concepimento di un figlio quando nella coppia esistono problemi legati all’infertilità, o nel caso in cui vi siano problemi a portare in fondo la gravidanza. Non si tratta di un processo immediato, ma richiede del tempo e una serie di fasi ben precise da seguire.

Una volta che la coppia sia stata ritenuta idonea al trattamento, dopo essersi sottoposta ad esami clinici specifici che i medici richiedono si potrà capire quale sia la tecnica di PMA più adatta. In merito alle tecniche possibili, osserviamo che ci sono di primo, secondo e terzo livello. Approfondiamo ora le tecniche di PMA di II livello.

PMA Secondo livello: quando è necessaria.

La PMA di secondo livello si ritiene necessaria quando la coppia non riesce a concepire a causa di una delle seguenti situazioni:

  • Presenza di una patologia tubarica.
  • Problemi legati ad un fattore maschile, che sia esso di grado lieve o moderato.
  • Presenza nella donna di endometriosi.
  • Quando è presente un fattore immunologico.
  • Dopo che sono state fatte diverse inseminazioni intrauterine che non hanno portato alla gravidanza (PMA di I livello) .
  • Presenza d’infertilità idiopatica.
  • Quando nella donna si rileva una prematura riduzione della riserva ovarica.

PMA Secondo livello: le fasi.

La PMA di secondo livello si articola in cinque fasi:

  • La stimolazione ovarica con induzione della multiovulazione.
  • Prelievo degli ovociti (Pick-up).
  • La raccolta e preparazione del liquido seminale.
  • La fecondazione in vitro degli ovociti.
  • La coltura e il trasferimento embrionale.

Ecco una breve descrizione di dettaglio di queste cinque fasi:

> La stimolazione ovarica.

Questa fase prevede la somministrazione di farmaci mirati all’ottenimento di una crescita follicolare multipla. Si tratta di un tipo di stimolazione che segue le tempistiche identificane dal protocollo di stimolazione standard. Potrà quindi variare da un minimo di 10 a un massimo di 20 giorni.

I medici hanno facoltà di scegliere tra diversi tipi di protocollo, e per farlo si basano sulla riserva ovarica della donna, sulla sua età e infine sulla sua storia clinica completa. Per avere sempre sotto controllo la crescita follicolare, i medici sottopongono la donna a esami ecografici periodici, solitamente da 3 a 5 volte durante il periodo. Inoltre, sarà necessario effettuare prelievi di sangue per controllare i dosaggi ormonali. I controlli sono necessari anche per poter regolare in modo preciso il dosaggio dei farmaci somministrati.

> Prelievo ovocitario.

Tale fase consiste nel prelievo (Pick-up), tramite aspirazione, di tutti i follicoli presenti che siano maturi.
Il liquido follicolare che si ottiene viene utilizzato dai medici per controllare tramite microscopio se vi siano ovociti presenti.
Per effettuare questa operazione si procede per via trans-vaginale, in genere con anestesia locale o con neuroleptoanalgesia (ovvero una blanda sedazione) e sotto stretto controllo ecografico. Tale attività viene effettuata in regime di Day Hospital.

È prassi medica che durante la procedura i medici somministrino alla donna una profilassi antibiotica intraoperatoria.

> Raccolta e preparazione del liquido seminale.

Contestualmente alla procedura di prelievo ovocitario della partner, l’uomo procede con la raccolta del liquido seminale. In tale fase si richiede una astinenza sessuale di 3-4 giorni, disinfezione dei genitali il mattino prima della raccolta da effettuare in contenitore sterile.  Sul campione ottenuto verrà effettuato un lavoro specifico volto a rendere gli spermatozoi più fecondanti. Nel caso in cui le analisi di laboratorio dovessero rilevare l’assenza di spermatozoi (o azospermia), essi potranno essere direttamente prelevati dal testicolo tramite recupero chirurgico.

> Fecondazione in vitro degli ovociti.

In seguito al prelievo degli ovociti si procede con la classificazione degli stessi, per poi seguire con l’inseminazione. Per quanto riguarda la fecondazione in vitro possono essere scelte due strade diverse: la FIVET e la tecnica di micromanipolazione ICSI. La scelta verrà stabilita al momento di procedere sulla base delle valutazioni effettuate dai biologi. Altri fattori che possono far optare per l’una o l’altra soluzione riguardano la qualità e il numero dei gameti (ovociti, spermatozoi).

Ad oggi la fecondazione in vitro non ha un successo garantito, ma vi è una percentuale di fallimento tra il 10 e il 20 percento. Se accade questo non sarà possibile procedere con la fase che prevede il trasferimento degli embrioni all’interno dell’utero.

> Coltura e trasferimento embrionale.

Una volta che sarà avvenuta la fecondazione degli ovociti ed il monitoraggio tramite microscopio dopo circa 16 – 18 ore dall’inseminazione, sarà possibile procedere al trasferimento degli embrioni. Sarà necessario un periodo di coltura in vitro che può variare da 2 a 4 giorni, periodo nel quale si procederà con la valutazione di due aspetti fondamentali: il numero degli embrioni che si sono formati e la qualità embrionaria degli stessi. A questo punto, attraverso l’utilizzo di un sottile catetere, gli embrioni ottenuti verranno trasferiti all’interno dell’utero.

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