Un percorso di procreazione medico assistita (PMA) è definito da una serie di tecniche mediche rivolte alle coppie in cerca di un figlio, ma che per problemi legati all’infertilità non riescono a conseguire una gravidanza o a portare a termine con successo la stessa.
A seguito di un incontro conoscitivo, di esami diagnostici richiesti dagli specialisti viene definita la procedura di PMA più idonea. Quest’ultima decisione e le tecniche consigliate, vengono prese sulla base delle ragioni che impediscono alla coppia di concepire un figlio.
Le tecniche di PMA possibili nel nostro Paese, sono diverse, ed andremo man mano ad approfondire quali siano partendo da quelle meno invasive definite di primo livello.
Le tecniche di PMA di primo livello prevedono tre fasi: monitoraggio dell’ovulazione, la stimolazione dell’ovulazione e infine l’inseminazione. Entriamo nel dettaglio di questi tre aspetti per conoscere meglio di cosa si tratta:
Questa fase è caratterizzata da una serie di ecografie transvaginali, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra, attraverso le quali si misurano due parametri: il diametro del follicolo più grande (quello che sta portando a maturazione l’ovocita) e lo spessore dell’endometrio. L’ovulazione è imminente quando il follicolo ha un diametro tra i 18mm ed i 22mm e quando l’endometrio ha uno spessore compreso tra gli 8 ed i 12mm.
Attraverso questo monitoraggio si potrà fare una verifica importante, ovvero se all’interno del corpo della donna l’ovulazione avvenga oppure no ed informare la coppia su quali siano i giorni che presentino una più elevata possibilità per la donna di restare incinta. In questo periodo la frequenza dei rapporti non deve però essere troppo elevata per evitare di ridurre la concentrazione di spermatozoi nello sperma.
Tali controlli possono essere fatti anche a giorni alterni. In alcuni casi, alla donna possono essere richiesti dosaggi ormonali dell’estradiolo prima dell’ovulazione e dosaggi ormonali del progesterone dopo l’ovulazione.
Questa terapia avviene attraverso una terapia che prevede per la donna la somministrazione di gonadotropine ipofisiarie tramite iniezioni sottocutanee. Questo può avvenire in due casi distinti:
Il dosaggio dei farmaci avviene attraverso un protocollo personalizzato che tiene conto di una serie di fattor quali l’età anagrafica della donna, la sua costituzione e altre caratteristiche fisiche. La scelta del dosaggio della terapia è condizionata anche dall’eventuale tecnica di PMA che si prevederà di utilizzare.
Il dosaggio rappresenta un elemento fondamentale all’interno della procedura di PMA, in quanto dosi eccessivamente basse, potrebbero avere come risultato una insufficiente produzione di follicoli, mentre un dosaggio eccessivo potrebbe portare a parti plurigemellari.
Gli effetti collaterali sono solitamente modesti e di breve durata ed identificati prevalentemente in una lieve ritenzione idrica ed un aumento del peso corporeo (non superiore a quello rilevato nelle fasi iniziali di una gravidanza).
In questa fase gli spermatozoi vengono impiantati nell’utero della donna per favorire l’incontro con un ovocita. Questa particolare tecnica è molto indicata nei casi in cui l’infertilità sia provocata dalla difficoltà durante il percorso di risalita degli spermatozoi nel muco cervicale verso le tube. Infatti, attraverso l’inseminazione sarà possibile depositare gli spermatozoi maschili direttamente nell¹utero.
A seconda di dove gli spermatozoi vengano depositati, si identificano differenti tipologie di inseminazione:
Questa ultima è la tecnica maggiormente diffusa.
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