Social freezing: aspetti giuridici da conoscere

Pubblicato il 12 Novembre 2021

Come funziona il social freezing dal punto di vista della normativa? Molte persone, pur avendo già sentito parlare di questa tecnica, non conoscono con precisione la normativa social freezing e non sanno quando si può accedere a queste tecniche.

 Il social freezing è una risposta molto interessante per quelle coppie, o quei singoli, che desiderano posticipare il momento di diventare genitori pur salvaguardando la fertilità.

È ormai noto che con il passare degli anni il rischio di non riuscire a concepire aumenta, soprattutto dopo il 35-40 anni. L’aumento dell’età in cui si ricerca una gravidanza è probabilmente una delle cause che hanno portato nel corso del tempo a un sensibile incremento di casi di infertilità.

Il social freezing è un insieme di tecniche che consentono di mantenere inalterata la fertilità femminile e maschile, differendo il momento del concepimento per motivi sociali.

Spesso, infatti, la mancanza di un partner con cui costruire una famiglia, le difficoltà lavorative o economiche possono indurre ad attendere prima di cercare il concepimento. Tuttavia, man mano che il tempo passa,  può diventare più difficile riuscire ad ottenerlo.

Nel corso del tempo le tecniche di social freezing si sono specializzate e offrono sempre maggiori garanzie di riuscita. Allo stesso modo, anche la legislazione in merito alla procreazione medicalmente assistita si è evoluta, con cambiamenti sostanziali alla legge 40/2004, che è il testo di riferimento per tutto ciò che riguarda l’argomento.

Normativa social freezing cosa prevede – Campagna del Cavolo

Le norme in materia di procreazione medicalmente assistita

La legge che regolamenta tutte le tecniche di conservazione della fertilità e di procreazione assistita è la legge 40 del 2004.

Per quanto lacunosa e ancora oggi oggetto di costanti modifiche, fu una legge molto importante che si inserì in un vero e proprio buco normativo che creava molti problemi alle coppie infertili o sterili che desideravano concepire.

Inizialmente, prevedeva che potessero accedere alle tecniche di PMA solo le coppie sterili o infertili, la cui difficoltà a concepire fosse certificata da un medico. Gli altri requisiti erano quelli di essere maggiorenni, eterosessuali, conviventi o coniugati. Nel 2015 si è aggiunta una sentenza che ha esteso l’accesso a queste tecniche anche alle coppie fertili con malattie genetiche trasmissibili.

Questa prima modifica è stata molto importante perché ha esteso la possibilità di avere figli sani anche alle coppie a rischio di trasmissione di patologie genetiche.

Tuttavia, nel nostro paese, la normativa social freezing impone ancora il divieto di ricorrere a queste tecniche ai single e alle coppie omosessuali. Inoltre, non si possono nemmeno utilizzare i gameti crioconservati del partner post mortem.

Un’altra interessante modifica ha riguardano il numero degli embrioni che si possono produrre con la stimolazione ovarica. Inizialmente erano solo tre, poi numerose sentenze dei tribunali civili hanno portato a eliminare questo divieto e, attualmente, non c’è un numero massimo, sebbene si inviti il medico a provvedere a effettuare meno stimolazioni possibili, tutelando la salute della donna. Il riferimento normativo in questo caso è la sentenza del Tribunale di Firenze del 2009, che di fatto ha introdotto la possibilità di congelare gli embrioni in esubero.

Normativa social freezing: cos’è consentito

Grazie a questa sentenza storica che ha modificato la normativa social freezing, oggi è possibile la crioconservazione degli ovociti, che in questo senso rappresenta la principale tecnica. La crioconservazione del tessuto ovarico è, invece, una tecnica utilizzata più ampiamente per motivi medici, per salvaguardare la fertilità in presenza di tumori o di patologie come l’endometriosi.

Un’ulteriore sentenza storica in questo ambito è quella del 2014 che ha eliminato il divieto di fecondazione eterologa. Tuttavia, rimane un buco normativo per quanto riguarda gli embrioni cosiddetti abbandonati. Attualmente, infatti, gli embrioni non più utilizzati non possono essere donati, come avviene in molti paesi stranieri, né utilizzati per la ricerca.

Social freezing: chi può accedere a queste tecniche

Le modifiche che nel corso degli anni sono state apportate alla legge 40/2004 hanno esteso le possibilità di accesso alle tecniche di procreazione assistita e di preservazione della fertilità.

Oggi c’è ancora molto da fare per portare l’Italia al livello di altri paesi europei: spesso le donne italiane sono costrette a espatriare, con costi molto elevati, per poter raggiungere la maternità.

In ogni caso, la possibilità di crioconservare i propri gameti in vista di una paternità e maternità futura è possibile anche in Italia, sebbene non per tutti e solo a certe condizioni.

La possibilità di congelare gli embrioni prodotti in eccesso per un eventuale impianto successivo, nel caso il primo non andasse in porto, ha di fatto aperto da un punto di vista normativo la possibilità di crioconservare gli ovociti anche per chi ha intenzione di posticipare il concepimento in un momento più adatto alla propria situazione.

A livello di costi c’è una sostanziale differenza se la crioconservazione viene fatta per ragioni mediche oppure per motivi personali, come appunto avviene con il social freezing. Mentre nel primo caso è il Servizio Sanitario Nazionale ad accollarsi la spesa, nel secondo si tratta di una prestazione a pagamento.

Nell’ultimo periodo, tuttavia, alcune regioni hanno inserito percorsi di social freezing che prevedono la possibilità di conservare i propri gameti gratuitamente, a condizione di donarne una parte per la fecondazione eterologa. Sebbene oggi sia permessa dalla legge, la donazione di ovociti è poco conosciuta e poco praticata. Per incentivarla, dunque, alcune strutture mediche hanno pensato a questa soluzione, per evitare di dover ricorrere all’importazione di ovociti dall’estero, dove la fecondazione eterologa è ampiamente più praticata. 

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