Sebbene l’infertilità sia un problema sempre più frequente, spesso i motivi non sono del tutto chiari tra le coppie.
La scarsa o scorretta informazione contribuisce a diffondere idee sbagliate, che possono sfociare in false credenze e condizionare negativamente la possibilità di concepire.
A tutto ciò va sommato il fatto che sono ancora troppo poche le persone che si recano con regolarità da specialisti, dai quali potrebbero ricevere le risposte corrette alle loro domande. In particolare, solo il 10% degli uomini si fa visitare almeno una volta da un urologo o andrologo.
I dati del Ministero della Salute sono piuttosto allarmanti, in quando dimostrano che l’infertilità è in netto aumento. Parrebbe che, addirittura, negli ultimi vent’anni sia raddoppiata.
I motivi sono tanti e sono correlati senza dubbio a un mutato stile di vita, oltre al fatto che l’età media in cui le coppie iniziano la ricerca del primo figlio si è sensibilmente alzata.
Poiché la riserva ovarica femminile non è infinita ma diminuisce progressivamente con il passare del tempo, concepire dopo il 35 anni è più difficile. Anche nel caso maschile, però, l’avanzare dell’età non aiuta. Del resto, negli ultimi dieci anni l’età media di concepimento del primo figlio è salita di circa due anni (da 30 a 31,8) con un trend che continua ad aumentare.
Se si aggiungono stili di vita che non aiutano il concepimento, stress, dieta irregolare, vita sedentaria e inquinamento, il motivo per cui circa il 15% delle coppie ha problemi di infertilità è presto spiegato.
Idee scorrette, scarsa e cattiva informazione, ricerche online su siti non appropriati, rendono facile il diffondersi di falsi miti sulle cause dell’infertilità. Spesso si aggiungono, poi, idee preconcette retaggio di una cultura maschilista.
Per non influenzare in modo sbagliato i propri comportamenti mettendo a rischio un possibile concepimento è molto importante informarsi e rivolgersi agli specialisti.
Ecco quali sono le principali convinzioni fallaci sull’infertilità.
Questo preconcetto nasce non solo dalla mancanza di informazione, ma proprio da una antica convinzione che lega la fertilità alla virilità maschile.
Se è vero che la limitatezza della riserva ovarica è una condizione femminile, è altrettanto vero che anche gli uomini possono essere infertili. Anzi, le statistiche dimostrano che percentualmente il numero di casi si equivalgono: statisticamente in tre coppie infertili su dieci l’infertilità è di origine femminile, in altre tre maschile, mentre in una è di entrambi i partner. Nelle restanti tre coppie l’origine dell’infertilità non è nota, o per impossibilità diagnostica o perché la coppia non si sottopone a visite né indagini mediche.
Avere uno stile di vita sano è sicuramente un buon punto di partenza per chi desidera concepire. Tuttavia, non è sufficiente.
Spesso si possono verificare patologie che ostacolano il concepimento: nel caso femminile, si parla di disturbi come irregolarità nell’ovulazione o vere e proprie patologie come endometriosi o ovaio policistico, oltre a malattie oncologiche. In caso maschile, una scarsa produzione di spermatozoi o patologie che ne rallentano il movimento o ne modificano la forma, possono essere alla base della difficoltà a concepire.
Inoltre, con l’avanzare dell’età, sia maschile sia femminile, il concepimento diventa meno probabile.
Fin dall’inizio del ‘900 la durata media della vita continua ad allungarsi, grazie a mutate condizioni socioeconomiche e stili di vita migliori. Se all’inizio del secolo scorso morire prima dei 40 anni non era un caso così raro, oggi la speranza di vita si attesta attorno agli 80 anni e continua a salire.
Per effetto di questo prolungarsi della vita si sono progressivamente spostate più in là certe tappe della vita dell’individuo: si studia più a lungo, ci si sposa e si concepisce più tardi, si va in pensione più in là negli anni.
Tuttavia, questo spostamento non sempre combacia con l’età fertile, che rimane quella naturale. Se attorno ai 20 anni la probabilità di riuscire a concepire è piuttosto alta, a 32 anni inizia a ridursi e la percentuale di probabilità scende ancora dopo i 37-38 anni. Di conseguenza, se si è impossibilitati a concepire nell’età fertile, si possono prendere in considerazione tecniche di fecondazione assistita come il social freezing per garantirsi una maggiore possibilità di avere un bambino nel momento in cui si sarà pronti.
Così come un buon stile di vita non è sufficiente per riuscire a concepire, allo stesso modo anche la regolarità del ciclo mestruale non è garanzia di immediato concepimento.
Infatti, l’avere un ciclo regolare non significa automaticamente che ci sia ovulazione. Si potrebbe infatti verificare quello che si chiama ciclo anuvolatorio, soprattutto con l’avanzare dell’età. Per poterlo diagnosticare è necessario sottoporsi ad esami con dosaggi ormonali ed eventualmente a monitoraggi ecografici.
Anche questa è una credenza molto diffusa, per quanto errata. Infatti, l’avere già concepito non mette a riparo dal fatto che l’infertilità possa subentrare in un secondo momento.
È possibile che l’avanzare dell’età, sia dell’uomo sia della donna, possa influire negativamente, ma non solo. Potrebbero, infatti, insorgere patologie di cui in precedenza non si soffriva, oppure stili di vita non corretti potrebbero influenzare negativamente la ricerca di una nuova gravidanza.
Per questo motivo, anche se si è già genitori, nel momento in cui dopo 12 mesi di tentativi non si riesca a concepire, è opportuno rivolgersi a uno specialista.
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