Tumori e fertilità: quale incidenza

Pubblicato il 22 settembre 2022

L’incidenza dei tumori sulla fertilità è un tema molto importante, di cui forse però i non addetti ai lavori sono poco a conoscenza.

Il problema dell’infertilità è molto attuale, in quanto questa patologia è in continuo aumento: secondo i dati ufficiali, ben il 15-20% delle coppie italiane ne è affetta, con conseguenze negative sia dal punto di vista personale sia sociale, in quanto nella nostra nazione la diminuzione delle nascite crea un problema particolarmente serio.

Per quanto riguarda, invece, la sfera intima della coppia, una diagnosi di infertilità può avere un impatto negativo sia sul benessere personale, sia su quello della coppia stessa, con conseguenze sul rapporto di coppia e sulla qualità della vita.

Quando poi ciò è la conseguenza di una patologia oncologica, il quadro si presenta ancora più problematico. Non è raro, infatti, che i tumori colpiscano persone ancora in età fertile. Inoltre, oggi, i progressi in campo terapeutico hanno aumentato sensibilmente la sopravvivenza anche a fronte di malattie che solo fino a pochi anni fa erano considerate pressoché incurabili.
Queste cure però, spesso, vanno a influenzare negativamente la capacità di concepire.

Per tutti questi motivi è particolarmente importante considerare il rapporto che esiste tra tumori e fertilità e valutare in primo luogo quale sia l’incidenza dell’uno sull’altra, quindi, quali siano le tecniche che consentono di preservare la fertilità. 

L’incidenza dei tumori sulla fertilità – Campagna del Cavolo

Tumori e terapie antineoplastiche: la loro influenza sulla fertilità

Le terapie antineoplastiche oggi sono molto efficaci e aiutano a ridurre il tasso di mortalità, soprattutto per certi tipi di patologie oncologiche che, fino a pochi anni fa, erano molto difficili da affrontare.

Tuttavia, cure oncologiche come la radioterapia e la chemioterapia, considerate a buon diritto terapie salvavita, a volte possono essere dannose per quanto riguarda la capacità, sia dell’uomo sia della donna, di concepire.

Ricevere una diagnosi infausta come quella di patologia oncologica ha una ripercussione importante sulla sfera psicologica a qualsiasi età. Ma, a maggior ragione, lo è quando il soggetto che si trova a dover affrontare questa patologia è in giovane età, desidera avere dei figli e deve affrontare anche il rischio di non poter averne.

Se un tempo di fronte a un tumore si pensava esclusivamente a cercare di contrastare l’avanzata della malattia, senza preservare la fertilità, oggi con una percentuale di casi di sopravvivenza molto più elevata, si tenta di salvaguardare anche la possibilità di concepire.

Ciò ha fatto sì che anche le nuove terapie tengano in considerazione questo aspetto: le cure chemioterapiche non solo sono meno debilitanti, ma, oltre ad offrire un miglior tasso di sopravvivenza, danno anche probabilità minori di andare incontro a infertilità. 

Ferring – Campagna del Cavolo

Quali sono i tumori con maggior rischio di infertilità

Come si può facilmente immaginare, i tumori che hanno maggiori rischi di portare all’infertilità sono quelli che colpiscono gli apparati destinati alla riproduzione.

Spesso i tumori all’utero, all’ovaio e all’endometrio colpiscono le donne ancora in fase riproduttiva. Fino a qualche tempo fa questi tumori venivano affrontati con l’asportazione dell’organo, nel caso in cui la paziente fosse in menopausa, oppure con terapie come la radio e la chemio se la paziente era in età fertile. Va considerato che questi tumori colpiscono le donne in età riproduttiva rispettivamente nel 40% dei casi, nel 12% e nel 5%. 

Oggi, se la donna è in età fertile e desidera avere dei figli, si possono tentare delle terapie che preservano la fertilità conservando, ove possibile, le ovaie. 

In genere, in tumore all’endometrio riguarda, almeno nei paesi industrializzati, le donne che hanno già raggiunto la menopausa. Solo nel 5% dei casi interessa donne con meno di 40 anni, mentre nel 25% dei casi si tratta di donne in premenopausa. Nel caso in cui interessi donne ancora giovani che desiderano figli, laddove le condizioni lo consentano e lo strato muscolare dell’utero non sia intaccato, si può evitare l’asportazione totale scegliendo una resezione dell’endometrio accompagnata da trattamenti ormonali con progesterone che permettano di intraprendere un progetto genitoriale, sebbene in seguito possa essere consigliato procedere a un trattamento più radicale per evitare il rischio di recidive, molto alto nei tumori ginecologici.

Quando, invece, ci si deve sottoporre a chemioterapia o radioterapia possono esserci conseguenze sulla fertilità anche in relazione all’età della paziente: nelle donne sopra i 35 anni è piuttosto elevato il rischio che le terapie oncologiche influiscano sulla riserva ovarica, mentre nelle donne più giovani la capacità di ripresa della funzionalità è maggiore.

Quando la donna deve affrontare trattamenti di questo genere oppure non è possibile evitare le operazioni chirurgiche, può valere la pena di proporre un trattamento di preservazione della fertilità come la crioconservazione degli ovuli o del tessuto ovarico.

I trattamenti per la preservazione della fertilità

Le tecniche di medical freezing sono state messe a punto per consentire di conservare la possibilità di provare a concepire una volta concluso il percorso terapeutico.

Esse comprendono la crioconservazione degli ovuli o la crioconservazione del tessuto ovarico.

  • La crioconservazione degli ovuli consiste nel prelievo, dopo la stimolazione ovarica, di ovociti che verranno congelati e conservati per essere poi utilizzati nell’ambito di un percorso di PMA quando è possibile programmare una gravidanza. È necessario che la paziente abbia ancora una buona consistenza della riserva ovarica e il prelievo va eseguito in un momento specifico del ciclo mestruale.
  • La conservazione del tessuto ovarico rappresenta una tecnica sperimentale che consente di prelevare parte dell’ovaio e crioconservarla. Al momento del reimpianto vengono ristabilite le condizioni di fertilità presenti al momento del prelievo. Può essere effettuato a qualsiasi età, anche precedente alla pubertà, a condizione che la riserva ovarica sia ancora consistente, e non richiede un momento specifico del ciclo mestruale. 

 

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