Essere in dolce attesa è un’esperienza unica, totalizzante ed emozionante, caratterizzata da numerosi cambiamenti fisici ed emotivi. Ogni gravidanza è unica, sempre diversa e non comparabile ad un’altra, anche se vissuta dalla stessa donna. Per quanto riguarda il rischio gravidanza-lavoro ancora oggi sussistono ancora molte false convinzioni da sfatare e molte donne si chiedono se lavorare in gravidanza sia possibile.
Madre natura si sa è fautrice di progetti fisiologici sempre unici e meravigliosi e splendidamente funzionanti ed anche il periodo della maternità ne è la prova.
Una falsa convinzione da sfatare e che possa essere rischioso per la donna incinta continuare a lavorare. A meno che non vi siano motivazioni mediche, nulla nello stato interessante impedisce alla futura mamma di l’attività fino a quando, in base ai termini di legge ed ai congedi richiesti, si sentirà in forze e fisicamente in salute per lavorare.
Ovviamente la continuazione del lavoro deve essere soggetta a valutazione ambientale e dei fattori di rischio interni ed esterni oltre che delle caratteristiche della relativa mansione lavorativa.
Ma quali sono i rischi che una futura mamma può incontrare in gravidanza se continua a lavorare e quali sono le false convinzioni da sfatare?
Nulla, nello stato della maternità impedisce alla donna di continuare a lavorare, salvo che non sia stata diagnosticata una gravidanza a rischio o le caratteristiche della mansione lavorativa possano rappresentare un reale pericolo di salute per la neomamma ed il nascituro.
Sarà diverso per ogni donna e per ogni gravidanza, ma in linea generale il primo trimestre potrebbe essere caratterizzato da maggiore irritabilità, cali di attenzione ed una cronica spossatezza, percepita come continuo desiderio di dormire.
Non sussistono rischi oggettivi nel lavorare in questa fase della gravidanza, ma risulterà necessario evitare sforzi fisici, stress eccessivo, ambienti non salubri ed ovviamente mansioni che possano essere dannose per la neomamma e la nuova vita che si sta sviluppando.
I trimestri successivi saranno dal punto di vista energico più positivi a discapito però di una oggettiva riduzione dell’agilità motoria, di un continuo desiderio di “pause bagno”, un senso di disagio a restare seduta o in piedi per lunghi periodi e forse nausee e gonfiore agli arti.
L’importante sarà, quando si scopre di essere incinta, anche se non esiste un periodo determinato, avvisare il proprio datore di lavoro in modo che possa, come previsto dalla legge, garantire sicurezza e stato di salute della dipendente svolgendo una valutazione del rischio specifica.
La valutazione del rischio specifico deve riguardare tutti i processi, le condizioni, gli agenti fisici, biologici e chimici che potrebbero mettere a rischio la salute della donna incinta. Questa valutazione si estende anche a madri che hanno partorito negli ultimi sei mesi, alle mamme che allattano al seno ed a donne che hanno avuto un aborto dopo 24 settimane di gravidanza.
Oltre all’adeguamento delle condizioni di lavoro la futura mamma potrà, grazie ad una consapevolezza informata, il confronto con il medico ed un innato istinto di protezione, capire ed adottare comportamenti adatti ed un ritmo lavorativo idoneo ed in equilibrio con i bioritmi e le nuove esigenze fiche dello stato interessante, preservando e proteggendo la maternità.
Quindi in linea generale si può affermare che:
<< Sì, anche in gravidanza è possibile continuare a lavorare!>>,
e con le giuste attenzioni, risulterà anche gratificante per la futura mamma.
Parte tutto dalla valutazione del rischio specifico. Una volta che il datore di lavoro ha adeguato l’ambiente di lavoro e le condizioni e la mansione risultano essere in linea con il piano di sicurezza specifico, sussistono ancora facili azioni che possono essere di supporto al benessere della neomamma sul posto di lavoro.
Evitare di passare molte ore consecutive sedute o in piedi, fin dalle prime settimane non sollevare pesi o effettuare movimenti meccanici bruschi e ripetuti, evitare aree chiuse eccessivamente affollate per scongiurare eventuali potenziali esposizioni a malattie infettive, idratarsi costantemente bevendo acqua, assecondare nel possibile i segnali del corpo ed i suoi nuovi bioritmi, evitare fonti di stress eccessivo, ridurre il più possibile le ore di lavoro consecutive nella giornata lavorativa.
Tante altre semplici azioni potrebbero essere attuate per migliorare l’ambiente e le condizioni di lavoro durante la maternità.
Nel caso la mansione lavorativa, dopo valutazione del rischio specifico, risultasse pericolosa per la maternità e la futura mamma desiderasse comunque lavorare esiste una opzione alternativa.
Infatti, se la struttura aziendale lo consente, è possibile per il periodo della dolce attesa occupare una mansione diversa.
Ma se per svariati motivi, non sia in disponibile una posizione lavorativa idonea e non fosse possibile identificare delle alternative, la futura mamma ha diritto ad essere sospesa e ad entrare in maternità anticipata.
Quindi in ogni caso, che si desideri lavorare o che si opti per la maternità anticipata, giuste azioni e stile di lavoro devono essere vissuti con positività, attenzione e sempre molto orgoglio e relax.
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