Endometriosi e LEA: quali cure sono coperte dal Servizio Sanitario Nazionale

Pubblicato il 25 Settembre 2025

L’endometriosi è una malattia cronica che colpisce molte donne in Italia, spesso in età fertile, e può influire non solo sulla qualità della vita, ma anche sulla fertilità. I dati ufficiali parlano di oltre un milione e ottocento mila casi, ma considerando i casi non riconosciuti e le diagnosi ritardate è probabile che il dato reale si aggiri attorno ai tre milioni di persone.

Dolori pelvici ricorrenti, cicli mestruali debilitanti, problemi digestivi e difficoltà nel concepimento sono solo alcune delle manifestazioni che accompagnano questa patologia, ancora troppo spesso sottovalutata.

Negli ultimi anni, però, la consapevolezza è cresciuta, così come l’attenzione istituzionale, e oggi l’endometriosi è inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), il che significa che alcune prestazioni diagnostiche e terapeutiche sono garantite dal Servizio Sanitario Nazionale.

Sapere quali cure sono coperte, a quali condizioni e con quali modalità è fondamentale per orientarsi nel percorso di diagnosi e trattamento, soprattutto in una fase in cui si punta a rendere l’accesso più equo e tempestivo.

Quando l’endometriosi rientra nei LEA

Non tutte le forme di endometriosi danno diritto automaticamente alle prestazioni gratuite previste dal Servizio Sanitario Nazionale. Per rientrare nei LEA, infatti, è necessario che la malattia sia diagnosticata in forma moderata o grave, ovvero corrispondente al III e IV stadio secondo la classificazione dell’American Society for Reproductive Medicine (ASRM): in questi casi, è riconosciuta come patologia cronica invalidante e inserita nell’elenco delle malattie esenti dal ticket per alcune prestazioni sanitarie.

Il codice identificativo dell’endometriosi moderata o grave è 063, come riportato nel Decreto Ministeriale 279/2001, aggiornato con il DPCM del 12 gennaio 2017. Questo riconoscimento consente alla paziente di accedere a visite, esami e trattamenti specifici senza doverne sostenere interamente i costi, purché siano collegati alla patologia e prescritti da uno specialista del Servizio Sanitario Nazionale.

Per ottenere il riconoscimento dell’esenzione, è necessaria una certificazione specialistica che richiede una serie di esami approfonditi tra cui l’esame istologico.

endometriosi e LEA

Quali esami per l’endometriosi sono coperti dal SSN

Una volta riconosciuta come patologia cronica esente, l’endometriosi dà diritto all’accesso gratuito a una serie di prestazioni sanitarie.

Tra le prestazioni oggi coperte figurano le visite di controllo semestrali, fondamentali per monitorare l’evoluzione della malattia, intercettare eventuali complicanze, adattare le terapie e prevenire peggioramenti. A queste si aggiungono indagini ecografiche periodiche, considerate strumenti diagnostici di prima linea per seguire la progressione della malattia.

In particolare, sono incluse:

  • L’ecografia dell’addome inferiore, che consente di valutare la condizione di vescica, ureteri e altri organi pelvici;
  • L’ecografia ginecologica, eseguibile con sonda transvaginale o addominale, indicata per indagare in modo più diretto la presenza di lesioni endometriosiche ovariche o pelviche profonde;
  • L’ecografia transrettale, prevista come alternativa nei casi in cui l’accesso transvaginale non sia possibile o si sospetti un interessamento rettale.

Tutte queste ecografie possono essere ripetute ogni sei mesi, come indicato nel nuovo nomenclatore, a condizione che siano effettuate per finalità di monitoraggio clinico. Inoltre, in caso di sintomi gastrointestinali sospetti o di ipotesi di coinvolgimento intestinale da parte della malattia, può essere prescritto anche il clisma opaco con mezzo di contrasto, un esame radiologico utile per identificare eventuali ostruzioni o compressioni a livello del colon.

Le prestazioni rientrano nel nomenclatore tariffario aggiornato, parte integrante del nuovo decreto LEA entrato in vigore nel 2025, anche se la reale disponibilità può variare da una Regione all’altra. Per questo è sempre utile confrontarsi con il proprio medico di riferimento e con la ASL per verificare esattamente quali cure sono accessibili senza spese o con ticket ridotto.

Come funziona la classificazione ASRM

Per stabilire il livello di gravità dell’endometriosi e accedere alle prestazioni sanitarie coperte dal Servizio Sanitario Nazionale, viene utilizzato un sistema di classificazione internazionale sviluppato dalla American Society for Reproductive Medicine (ASRM). Questa classificazione suddivide la malattia in quattro stadi: minimo (I), lieve (II), moderato (III) e grave (IV), sulla base di diversi criteri clinici e chirurgici osservati durante una valutazione approfondita, spesso in fase laparoscopica.

I punteggi assegnati tengono conto di:

  • dimensione e localizzazione delle lesioni endometriosiche;
  • presenza di aderenze tra organi (come tra ovaie, tube e intestino);
  • interessamento dell’ovaio, con la possibile presenza di cisti endometriosiche (endometriomi);
  • alterazioni anatomiche, che possono influire sulla fertilità.

Uno stadio III o IV – rispettivamente moderato o grave – indica che la patologia è particolarmente estesa o che sono presenti aderenze significative, tali da compromettere il funzionamento degli organi pelvici. È proprio a questi due stadi che fanno riferimento i LEA per stabilire l’esenzione dal ticket: senza una diagnosi che certifichi la gravità dell’endometriosi, l’accesso alle prestazioni gratuite non è previsto.

Va però sottolineato che, per arrivare a questa classificazione, può essere necessario un intervento chirurgico con esame istologico: un aspetto che rende il percorso diagnostico lungo e talvolta difficile da sostenere, soprattutto in assenza di centri specializzati.

La distribuzione poco omogenea di questi centri nelle varie regioni è uno dei problemi maggiori. Per molte donne l’accesso alle visite mediche e alle cure diventa particolarmente complicato e spesso le costringe a spostarsi o ad affrontare liste d’attesa molto lunghe. 

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