Diritti per i genitori che lavorano.

Diritti per i genitori che lavorano.

Pubblicato il 6 dicembre 2019

Quando si diventa genitori le responsabilità verso i figli riguardano una serie di incombenze: come sancito dalla legge, è compito dei genitori mantenere, educare e istruire i figli.
Per poter esercitare la propria responsabilità genitoriale è necessario far coesistere le incombenze lavorative, che permettono al genitore di mantenere il figlio, con il diritto/dovere di accudirlo.

Per questo motivo, la legge garantisce ai genitori diritti che permettano di assolvere in pieno i compiti e i doveri che il loro ruolo richiede.
Non solo al momento della nascita è importante che i genitori lavoratori siano tutelati in questo senso, ma, man mano che il bambino cresce, ci saranno esigenze diverse, che richiederanno incombenze e diritti diversi.

L’importanza dei diritti per i genitori che lavorano.

Negli ultimi anni sono state introdotte importanti modifiche nel campo dei diritti per i lavoratori che diventano genitori.

Il mutare della struttura sociale e l’equiparazione dei ruoli genitoriali hanno portato a prevedere anche da un punto di vista legislativo delle tutele più ampie che riguardano sia l’attività lavorativa materna sia quella paterna.

Oggi, rispetto a una quarantina di anni fa, la situazione è cambiata sensibilmente. I dati Istat ci dicono che se negli anni settanta solo una donna su 3 era occupata, oggi circa il 48,1% delle donne lavora.
Sempre secondo i dati Istat elaborati da Androkronos, tra il 1977 e il 2016 le donne occupate sono aumentate di circa il 50% passando da poco più di 6 milioni a circa 9,5 milioni.

Di conseguenza, se tra gli occupati nel 1977 le donne rappresentavano solo il 31,5% del totale, nel 2016 sono salite al 41,8%. Invece, gli uomini lavoratori, che in termini assoluti hanno mantenuto quasi inalterato il loro numero (13,4 milioni nel 1977 e 13,2 milioni nel 2016), sono diminuiti di circa il 10% del totale.

Poiché oggi le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano sono sempre di più, è sempre più importante tutelarle da un punto di vista normativo, anche per contrastare il costante calo delle nascite.

Come sono cambiati i diritti per i genitori che lavorano.

Nel corso degli anni, così come è cambiata la struttura sociale, anche i diritti sono cambiati: il legislatore ha preso coscienza dei cambiamenti in atto, ma anche di un desiderio da parte maschile di potersi occupare della propria famiglia non solo nel mantenimento ma anche nell’accudimento.
L’impulso è stato dato dall’Unione Europea, che ha spesso manifestato l’intenzione di tutelare i diritti dei lavoratori e assicurare la parità di trattamento tra uomini e donne. Nel corso degli anni tutto ciò ha permesso di rafforzare uno schema sociale che vorrebbe offrire anche alla donna la possibilità di realizzarsi lavorativamente senza rinunciare ad avere figli.

In Italia la prima legge chi occupa di maternità è del 1971 e riguarda solo la donna. Con essa si sanciva il divieto di licenziare una lavoratrice dall’inizio della gestazione fino al compimento di un anno del bambino. Inoltre, sempre con questa legge, veniva introdotto il divieto di adibire una donna in gravidanza ad attività pesanti, pericolose o insalubri.

Nel 1977 invece è stato esteso il congedo di maternità obbligatorio anche per le adozioni, ma solo nel 2000 è stata introdotto il congedo parentale per il papà

Nel 2001, poi, ha preso corpo il Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, che raccoglie tutto il complesso di normative.

Tutti i diritti per i genitori lavoratori.

  • Bonus bebé: introdotto nel 2012, è un contributo di 600 euro mensili che viene erogato una volta che i genitori rientrano al lavoro per contribuire al servizio di baby-sitting o per l’asilo nido. È stato confermato anche per il 2020.
  • Bonus natalità Inps: è un assegno mensile che va da 80 a 160 euro mensili, in base al reddito, per ogni figlio nato o adottato nel 2019.
  • Congedo di maternità: è il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro di 5 mesi a cavallo del parto. Fino all’anno scorso si poteva scegliere se astenersi dal lavoro nei 2 mesi precedenti la nascita presunta e i 3 successivi, oppure nel mese precedente e nei 4 successivi, oggi sono state introdotte interessanti novità.
  • Congedo di paternità: è il periodo di astensione dal lavoro del papà in alternativa al congedo di maternità. Può essere richiesto nel caso di morte o infermità della madre o se la madre è lavoratrice autonoma.
  • Congedo obbligatorio per il papà: questa tutela riguarda il periodo più vicino alla nascita (o l’entrata in famiglia in caso di adozione) del bambino. Con la legge di stabilità 2019 i giorni di astensione obbligatoria dal lavoro sono 5 e devono essere fruiti entro il 5° mese del bambino.
  • Congedo parentale: è il diritto di godere di un periodo di dieci mesi di astensione dal lavoro per consentire di stare accanto al bambino durante i primi anni di vita. Può essere richiesto sia dalla mamma sia papà, oppure può essere ripartito tra i due. Deve essere goduto entro i 12 anni del bambino.
  • Congedo per la malattia dei figli: si tratta di un congedo facoltativo durante il quale non viene percepita retribuzione. Può essere richiesto fino agli otto anni del bambino alternativamente sia dal padre sia dalla madre. Fino ai tre anni del bambino non si sono limiti di tempo, mentre dai tre agli otto anni sono concessi fino a 5 giorni all’anno per ogni genitore, per un massimo di 10 non fruibili contemporaneamente.

Le principali novità per il 2019

Recentemente, con l’approvazione della legge di bilancio per il 2019, sono state introdotte due importanti modifiche in materia.

> Novità 2019 per il congedo di maternità

La legge di bilancio 2019 ha introdotto un’importante novità per le lavoratrici in gravidanza, offrendo la possibilità di lavorare fino al parto. Di conseguenza, i cinque mesi di maternità previsti dalla legge possono essere fruiti completamente dopo la nascita del figlio. In questo caso, però, è necessario che venga dato il benestare del medico specialista.

> Novità per il congedo paternità obbligatorio

La legge di bilancio 2019 ha anche stabilito che il padre lavoratore possa godere di un giorno in più per il congedo di paternità. Le novità per i padri lavoratori nel 2019 sono dunque:

  • 5 giorni di congedo obbligatorio retribuito, da fruire entro i cinque mesi del bambino;
  • 1 giorno di congedo facoltativo da fruire in alternativa con la madre, o nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente.
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