I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) rappresentano i servizi e le prestazioni sanitarie che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) garantisce a tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito o dalla regione di residenza. Si tratta di cure, trattamenti e interventi finanziati con risorse pubbliche, accessibili gratuitamente o con una partecipazione alla spesa (ticket), il cui obiettivo è assicurare un’equità nell’assistenza sanitaria sul territorio nazionale.
Nel corso del tempo, i LEA hanno subito aggiornamenti significativi per adattarsi alle esigenze della popolazione e ai progressi della medicina. La loro evoluzione ha permesso di ampliare l’accesso a nuove terapie e tecnologie sanitarie, garantendo un sistema più equo ed efficace. Tra gli aggiornamenti più rilevanti, vi è l’inclusione della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) tra le prestazioni garantite, un passo fondamentale per le coppie che affrontano problemi di infertilità.
Il principio su cui si basano i Livelli Essenziali di Assistenza affonda le radici nella Costituzione Italiana, che all’articolo 32 sancisce la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Questo concetto ha trovato applicazione concreta nel 1978, con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) attraverso la Legge n. 833, ispirata ai principi di universalità, uguaglianza ed equità. L’obiettivo era quello di superare un sistema sanitario basato sulle mutue e garantire l’accesso alle cure a tutti i cittadini, senza distinzioni economiche o territoriali.
Nei decenni successivi, però, si è reso necessario definire con maggiore precisione quali prestazioni sanitarie dovessero essere garantite dallo Stato e quali, invece, rimanessero a carico del cittadino. A rispondere a questa esigenza è stato il Decreto Legislativo 502 del 1992, che ha introdotto per la prima volta il concetto di LEA, definendo un quadro di riferimento per le prestazioni essenziali che il SSN doveva assicurare.
Tuttavia, l’attuazione di questa normativa ha evidenziato alcune criticità, tra cui l’assenza di una lista dettagliata di prestazioni e il rischio di disparità regionali. Per questo motivo, nei decenni successivi, i LEA sono stati oggetto di continue revisioni, con l’obiettivo di renderli più chiari e aderenti alle esigenze sanitarie della popolazione.
Dopo l’introduzione formale del concetto di Livelli Essenziali di Assistenza negli anni ’90, si è reso necessario un aggiornamento che ne chiarisse l’applicazione concreta. Questo passaggio fondamentale è avvenuto con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 29 novembre 2001, che ha suddiviso i LEA in tre macro-categorie:
Questa suddivisione ha contribuito a rendere più chiaro quali servizi fossero garantiti dal SSN, ma con il passare degli anni si è evidenziata la necessità di un ulteriore aggiornamento per includere nuove tecnologie, terapie e approcci alla salute.
Un passo significativo in questa direzione è stato compiuto con il DPCM del 12 gennaio 2017, che ha aggiornato in modo sostanziale i Livelli Essenziali di Assistenza, ridefinendo le prestazioni garantite dal servizio pubblico. Tra le principali modifiche introdotte figurano:
Sebbene il decreto del 2017 abbia rappresentato un passo avanti nell’aggiornamento delle prestazioni garantite, l’attuazione effettiva è stata disomogenea a livello regionale, generando disparità nell’accesso ai servizi. Per questo motivo, negli ultimi anni si è lavorato per renderne più uniforme l’applicazione.
Un importante aggiornamento del sistema tariffario è entrato in vigore il 30 dicembre 2024. Questo aggiornamento segna un’evoluzione significativa, rendendo il sistema sanitario più equo e rispondente alle esigenze della popolazione.
Tra le novità più interessanti nei vari adeguamenti dei Livelli Essenziali di Assistenza, l’inserimento della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) rappresenta una svolta importante per tutte le coppie che affrontano problemi di infertilità.
Fino al 2017, infatti, la PMA non era inclusa tra le prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale. Ciò significava che l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita era fortemente limitato, con profonde disparità regionali e costi elevati per chi sceglieva di affidarsi a centri privati. Questa situazione ha spinto molte coppie a rivolgersi a strutture all’estero.
Con il DPCM del 12 gennaio 2017, la PMA è stata finalmente inserita nei LEA, includendo sia le tecniche di fecondazione omologa, ovvero che utilizza i gameti della coppia, sia quelle di fecondazione eterologa, ovvero con ovociti o spermatozoi donati.
L’ultimo aggiornamento dei LEA ha stabilito che tutte le regioni devono garantire l’accesso gratuito alle procedure di PMA previste dal sistema sanitario, eliminando le disparità e rendendo effettivo il diritto alla cura per chi desidera avere un figlio attraverso queste tecniche.
Questa inclusione non è solo una questione di equità, ma rappresenta anche un riconoscimento sociale e sanitario del problema dell’infertilità, considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) una vera e propria patologia che necessita di trattamenti specifici.
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