Fino a qualche decennio fa, la presenza del papà nella sala parto non era prevista. Nell’immaginario collettivo è ben salda l’immagine del padre che cammina nervosamente in corridoio nell’attesa di sentire il pianto del proprio bambino.
Storicamente, il parto è sempre stato interpretato come una questione da donne, tant’è che la figura della levatrice era ruolo tipicamente femminile. Ancora oggi gli ostetrici uomini sono una rarità: poche centinaia a fronte di oltre ventimila ostetriche donne.
Tuttavia, all’interno di una serie di cambiamenti sociali che riguardano la percezione della paternità e del ruolo paterno, anche la presenza in sala parto è diventata la normalità, come testimoniato dai dati statistici. Se nel 2006 era circa il 60% dei padri ad accompagnare le proprie compagne durante il parto naturale, nel 2015 la percentuale è salita in modo netto, raggiungendo oltre il 92%.
La partecipazione al parto può essere interpretata come una tappa importante di un percorso condiviso, che parte fin dal concepimento e che contribuisce a creare un’armonia famigliare destinata a perdurare anche in seguito.
A fronte degli innegabili vantaggi di questo nuovo modo di vivere la paternità, alcuni ginecologi e ostetriche lanciano però un monito affinché i neopapà non si sentano costretti, spinti dal senso del dovere o dai desideri della compagna, ma piuttosto siano veramente convinti della loro scelta di entrare in sala parto. Non è detto che tutti si sentano di fare questo passo: in tal caso farlo ugualmente potrebbe essere controproducente.
Se il papà decide di entrare in sala parto, i vantaggi possono essere molti sia in vista della formazione della nuova famiglia, sia per l’equilibrio e per l’armonia di coppia:
Il fatto che oltre nove papà su dieci entrino in sala parto, tuttavia, non significa che ci siano solo vantaggi. Alcuni studi recenti hanno lanciato anche qualche allarme: se il papà prende questa decisione per puro senso del dovere o per non contrariare la propria compagna, gli svantaggi potrebbero essere superiori ai vantaggi e creare problemi anche all’interno della coppia.
La decisione migliore dovrebbe essere frutto di una scelta consapevole, in cui il papà viene messo a conoscenza di ciò a cui va incontro, e soprattutto dovrebbe essere presa in accordo tra i partner. Altrimenti, sia in un caso che nell’altro, potrebbe costituire un precedente dannoso all’armonia famigliare.
Bisogna considerare che il papà potrebbe non sentirsi di entrare in sala parto per tutta una serie di motivi indipendenti dalla volontà o dal desiderio di farlo, ad esempio la vista del sangue impressiona molte persone e assistere la propria compagna in un momento molto doloroso, con la sensazione di non poter fare nulla per lei, può essere traumatico per molti uomini.
In tal caso il papà può comunque dimostrare il proprio amore per la propria compagna e il proprio bambino e rendersi utile.
Se il papà desidera stare accanto alla sua compagna senza, però, entrare in sala parto, la sua presenza può essere molto utile in tutte le fasi della gravidanza.
La partecipazione del papà al corso preparto è sempre una buona idea, in modo che possa essere pronto in ogni evenienza: nel momento in cui ci saranno le doglie saprà che cosa sta per accadere e sarà in grado di tranquillizzare la propria compagna e sarà meno probabile che si faccia prendere dall’ansia. Il corso sarà utile all’accompagnatore perché conosca i tempi e le modalità con cui, per esempio, si presentano le contrazioni e sarà più facile valutare l’urgenza o meno del trasferimento in ospedale.
Anche se il papà ha deciso di non entrare in sala parto, può essere vicino alla propria compagna durante tutto il travaglio, che a volte può essere molto lungo.
Il papà potrà essere comunque presente, attento e utile anche se non dovesse sentirsi di entrare in sala parto.
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