Chemioterapia e gravidanza: la crioconservazione del tessuto ovarico per ripristinare la fertilità dopo l'insorgere di tumori.

Pubblicato il 30 Aprile 2021

Quando in giovane età ci si trova di fronte a una diagnosi di patologia tumorale, chemioterapia e gravidanza diventano pensieri legati l’uno all’altro, tanto più se si desidera un figlio.

Tante sono le problematiche da risolvere e altrettanti gli scenari che possono affollare la mente di coloro che si trovano in un momento così delicato e sofferente. A tutte le età affrontare una patologia oncologica è frutto di preoccupazioni e ansie, a cui si aggiungono decisioni importanti e a lungo termine. Tanto più ciò vale quando si è giovani. 

In vista della ricerca della maternità, la crioconservazione del tessuto ovarico può rappresentare un’ottima soluzione: è, infatti, una tecnica che permette la salvaguardia della fertilità, compromessa da trattamenti oncologici e chemioterapici.

La maternità, una parte importante della nostra esistenza

La maternità, o meglio la genitorialità, è un desiderio di molti. Rappresenta la continuità della vita, l’eredità generazionale, a volte l’avverarsi di un sogno. Per alcune persone è una situazione verso cui non si sentono pronte o che non fa parte delle priorità. Ma per coloro che la desiderano o per quelle donne che la vedono come una realizzazione futura, chemioterapia e gravidanza diventano due concetti legati e una problematica unica da risolvere.

Poco cambia se si è in età giovane, o addirittura prepuberale, o in età più matura, ma ancora fertile. Quando si è affetti da patologie oncologiche, i pensieri, le domande, lo sconforto e le speranze possono essere le stesse.

Chemioterapia e gravidanza | Campagna del Cavolo

Ad esse si aggiunge il tema della maternità: in una donna, o nella coppia, anche se in un momento di difficoltà, il pensiero della maternità, proprio all’insorgere di problematiche che potrebbero minacciarla, è presente. Se non lo è, data una giovane età, lo diventa.

Fortunatamente la scienza, la medicina e la tecnologia nel corso degli anni hanno messo a punto tecniche particolarmente utili per risolvere queste criticità.

Trattamenti e terapie antitumorali che possono compromettere la fertilità

I tumori che più frequentemente portano alla riduzione o perdita della fertilità sono quelli legati alla sfera ormonale, come quello alla tiroide, alla cervice uterina, al colon-retto, all’ovaio e alla mammella. Anche i trattamenti antitumorali sistemici e locali, purtroppo, possono compromettere la fertilità in maniera temporanea o permanente.

Trattamenti oncologici sistemici

Sono terapie che hanno effetti su tutto l’organismo. Possono essere particolarmente efficaci nella cura dei tumori, ma possono causare effetti collaterali che interessano anche la sfera riproduttiva.

  • Chemioterapia: anche se esistono delle variabili negli effetti causati da questa terapia, generalmente ha effetti importanti sulla fertilità delle donne sottoposte a questo trattamento;
  • Ormonoterapia: si tratta di una cura usata nel trattamento di tumori della mammella. I farmaci usati possono inibire la produzione di ormoni ed aumentare le probabilità di menopausa precoce.

Trattamenti oncologici locali

Si tratta di terapie che agiscono direttamente sulla parte interessata:

  • Chirurgia: talvolta le patologie oncologiche richiedono il ricorso all’asportazione di organi o parti di essi. L’asportazione dell’utero, per esempio, comporta la perdita della possibilità di gravidanza; l’asportazione di un ovaio, invece, se ne interessa uno solo, può ridurre la fertilità ma non escludere del tutto la possibilità di mettere al mondo un figlio.
  • Radioterapia: si tratta di un’altra terapia oncologica che, a differenza della chemioterapia, agisce direttamente sulla parte del corpo interessata dalla malattia. A livello riproduttivo, può danneggiare le ovaie, soprattutto se attuata in zona pelvica. Gli effetti dipendono dalla parte esposta e dalla quantità della dose erogata e anche dall’età della paziente.

La crioconservazione del tessuto ovarico

Le probabilità di gravidanza sono cresciute, negli ultimi anni, grazie alla crioconservazione del tessuto ovarico, che è una tecnica di medical freezing. Grazie ad essa, la maternità, per le donne che hanno affrontato terapie antitumorali e chemioterapia, è una opportunità concreta.

La crioconservazione del tessuto ovarico è una procedura che, comporta due fasi. La prima fase comprende:

  • asportazione del tessuto, con un alto contenuto di follicoli contenenti ovociti;
  • preparazione del tessuto ovarico e frammentazione dello stesso;
  • crioconservazione del tessuto ovarico.

A questo punto il tessuto può essere conservato fino al momento desiderato per l’utilizzo, che prevede:

  • scongelamento del tessuto ovarico;
  • trapianto dei frammenti di tessuto ovarico, contenenti un numero di follicoli sufficienti, che permettono la ripresa dell’ovulazione e di conseguenza della fertilità.

Vantaggi della crioconservazione del tessuto ovarico

Questa procedura non ha particolari rischi, mentre presenta notevoli vantaggi:

  • è attuabile anche in età prepuberale, persino in pazienti pediatriche;
  • è efficace nei casi in cui si manifesta una situazione di menopausa precoce. Con questa terapia si è in grado di ritardare l’avvento della menopausa e di tutte le negatività che questo comporterebbe;
  • permette di preservare potenzialmente un gran numero di follicoli, superiore a quello di altri tipi di tecniche mediche;
  • è una tecnica risolutrice in casi di infertilità dovuta ad altre patologie, come l’endometriosi. L’endometriosi è una malattia cronica che, nell’Unione Europea, colpisce circa una donna su dieci. È causata dall’accumulo eccessivo di cellule endometriali al di fuori dell’utero e si caratterizza per dolore pelvico acuto e dismenorrea. Nei casi più gravi può influire negativamente sulla qualità della vita della paziente e provocare infertilità.

La gravidanza dopo la chemioterapia

Le terapie oncologiche, come chemioterapia e radioterapia, possono influire anche da un punto di vista ormonale. Oltre al rischio di riduzione o perdita della fertilità, in alcuni casi c’è  la possibilità che i trattamenti oncologici provochino menopausa precoce, soprattutto in pazienti con più di 35 anni.
In questi casi, il reimpianto del tessuto ovarico può è essere molto importante per ripristinare la produzione ormonale corretta e ritardare la menopausa. 

La possibilità di una gravidanza dopo le terapie oncologiche, dunque, è da valutare a priori, per poterla programmare in tempo, prima dell’inizio delle terapie pre o post-intervento chirurgico.

Innanzitutto, la gravidanza, dopo una situazione di patologia di questo genere, non è un rischio per la mamma, a meno che sussistano condizioni particolari che la sconsiglino.

Per molte pazienti, dunque, può rappresentare una nuova prospettiva, un progetto a lungo termine. Questo non può che non essere positivo per la ripresa di una serenità a lungo messa da parte.

La scienza, la medicina e l’intelligenza umana hanno provveduto alla cura di tante patologie tumorali e ad assicurare una percentuale alta di probabilità di successo, nella preservazione della fertilità, per tutte quelle donne che desiderano guardare al futuro, con il grande progetto di avere un bambino.

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