All’interno di un contesto preoccupante dal punto di vista della crescita demografica, le tecniche della preservazione della fertilità come il social freezing possono rappresentare una risposta importante per contrastare il calo demografico con importanti ricadute sul piano personale e sociale.
I più recenti dati Istat ci raccontano di un vero crollo demografico, in cui il dato più eclatante riguarda proprio le nascite, che nel 2018 sono state ben il 4% in meno rispetto al 2017.
In gran parte le cause sono dovute alla struttura demografica della nostra nazione: la generazione molto numerosa nata nel baby boom è entrata in un’età in cui non è più possibile avere figli e le generazioni successive non sono altrettanto numerose per poter garantire un ricambio generazionale.
Tuttavia, è altrettanto vero che sulla diminuzione delle nascite incidono anche fattori economici e sociali, che provocano lo slittamento in avanti dell’età della prima maternità.
Se per motivi personali, che possono variare dalla mancanza di un partner a impegni lavorativi, non è possibile concepire in un’età in cui le probabilità di riuscire sono molto più alte, si può pensare di ricorrere al social freezing, per garantirsi una maternità nel momento in cui la situazione lo permetta.
Il social freezing è una tecnica di preservazione della fertilità programmata o di tipo precauzionale, che ha lo scopo di aiutare il concepimento nel caso in cui in un tempo futuro possano verificarsi difficoltà nel concepimento.
Questa tecnica viene realizzata attraverso la crioconservazione degli ovociti: dopo essere stati prelevati, vengono congelati e conservati in vista di una procreazione medicalmente assistita nel caso in cui in un tempo futuro fosse ritenuta necessaria.
Del resto, le ricerche scientifiche dimostrano che la fertilità femminile è massima tra i venti e i trent’anni, poi inizia a diminuire. Già attorno ai 32 anni le probabilità di concepire naturalmente diminuiscono sensibilmente, poi intorno ai 37 si registra un nuovo brusco calo, che ha un declino costante fino alla menopausa. Tant’è che dopo i 40 anni si registra il maggior numero di casi di infertilità.
Inoltre, con l’avanzare dell’età lentamente si riduce la capacità dell’endometrio di interagire con l’embrione e aumentano i casi di fibromi e endometriosi.
Spesso non c’è consapevolezza di questi dati e si pensa che l’età non influisca in modo così importante sul concepimento. Ancora meno informazione c’è sulle tecniche come il social freezing che possono contribuire a eliminare il problema.
Per questo i dati statistici ci dicono che un numero molto ridotto di donne fa richiesta di usufruire di tecniche di preservazione della fertilità, che potrebbero essere utili nel momento in cui si realizzino le condizioni per procreare.
Una volta che ci si è informati a sufficienza, anche con incontri con specialisti come il proprio ginecologo, e si è deciso di utilizzare una tecnica di preservazione della fertilità, devono essere avviati una serie di esami che valutino lo stato di fertilità della donna.
A questo punto seguiranno le procedure di stimolazione ovarica attraverso la somministrazione di ormoni sotto regolare monitoraggio.
Attraverso iniezioni sottocutanee che verranno inoculate a scadenza fissa si otterrà la maturazione di numerosi follicoli. Il monitoraggio dello stato, delle dimensioni e del quantitativo dei follicoli avverrà attraverso ecografie transvaginali e attraverso analisi del sangue in cui verranno registrati i dosaggi ormonali.
Una volta conclusa questa fase, che si svolgerà ambulatorialmente, sarà invece necessario un ricovero in day hospital per il prelievo degli ovociti. A seconda dei casi potrà essere realizzato con anestesia locale o totale e avverrà per via transvaginale.
Nella maggior parte dei casi, sia le fasi di preparazione al prelievo degli ovociti, sia il prelievo stesso sono del tutto indolori e non hanno effetti collaterali.
La percentuale di complicanze durante il prelievo è minima e anche i rischi legati all’anestesia si attestano su una percentuale di probabilità inferiore allo 0, 24%.
Inoltre, la stimolazione ovarica in genere ha effetti collaterali minimi e negli ultimi anni le nuove ricerche scientifiche hanno quasi del tutto eliminato il rischio della sindrome da iperstimolazione ovarica.
In linea di massima, il social freezing è una tecnica di preservazione della fertilità adatta a tutte le donne fertili che desiderano una gravidanza.
Quando motivi personali richiedono di posticiparla, utilizzare questa tecnica può essere un’importante garanzia sulla maternità futura.
Così come con l’avanzare dell’età diminuisce la fertilità, allo stesso modo il prelievo di ovociti in età più avanzata diminuisce le probabilità di successo: se prima dei 25 anni la probabilità di successo della tecnica è calcolata tra il 60% e il 75% , tra i 26 anni e i 36 si riduce tra il 40% e il 60%, per abbassarsi dopo i 36 anni sino ai 40 tra il 150% e il 30%.
L’età invece consigliata per procedere alla fecondazione assistita, qualora fosse necessaria, in genere si calcola entro ai 40 anni per la omologa e ai 46 anni per l’eterologa, che è un’età in cui si calcola che il fisico sia ancora in grado di ben condurre una gravidanza. Molto dipenderà anche dalle condizioni di salute generali della singola donna.
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