Negli ultimi anni diverse campagne hanno cercato di sensibilizzare le donne in gravidanza sui rischi della toxoplasmosi. Tuttavia studi recenti hanno messo in luce come circa il 60% delle donne non se ne preoccupi e non cambi il proprio comportamento per evitare il contagio.
Eppure in gravidanza la toxoplasmosi è pericolosa.
In genere negli esseri umani non è una malattia pericolosa, tanto che nella maggior parte dei casi chi la contrae non se ne accorge nemmeno, scambiando i sintomi con quelli di una normale influenza. A volte si associano dolori muscolari e gonfiore delle ghiandole linfatiche.
Anche se conseguenze sono molto contenute. Solo chi soffre di immunodepressione può sviluppare sintomi gravi come convulsioni e difficoltà della coordinazione.
Se invece lo contrae una donna incinta allora i rischi sono molto elevati perché il bambino può sviluppare la toxoplasmosi congenita che può avere gravi e irreversibili conseguenze.
Ecco perché è normale che molte donne in gravidanza siano spaventate e perché è giusto che usino le dovute precauzioni per evitare il contagio.
Sebbene le credenze popolari vogliano che la toxoplasmosi venga portata solo dai gatti, i tipi di contagio sono numerosi e diversi tra loro.
Se è vero che il gatto è uno dei principali portatori di toxoplasmosi, è altrettanto vero che l’unica possibilità di contagio consiste nel contatto orale con le sue feci. Infatti, il gatto infetto elimina le uova del parassita (oocisti) espellendole insieme alle feci. Se ingerite accidentalmente dall’uomo, questi ne risulterebbe infettato entro 5 giorni. L’espulsione totale delle oocisti nel gatto può richiedere anche 20 giorni, ma in seguito l’animale non potrà più infettarsi.
Per l’uomo i rischi maggiori di contrarre la toxoplasmosi risiedono nel consumo di carne cruda o di verdura e frutta contaminate. Il rischio può esserci anche in fase di lavorazione di cibi contaminati nel caso in cui ci si porti alla bocca le mani non lavate.
La frutta e la verdura del proprio orto non necessariamente sono più sicure. Anzi, in presenza di gatti infetti, potrebbero essere contaminati dai residui fecali anche i frutti o i terreni circostanti l’orto.
I normali screening prenatali prevedono che a intervalli regolari la futura mamma si sottoponga a test per vedere se ha contratto la toxoplasmosi.
Questa malattia infatti provoca la produzione di anticorpi e dà immunità permanente. Gli esami del sangue, con la ricerca degli IgG e IgM, sono in grado si dire non solo se la futura mamma ha già contratto la malattia in passato ma anche se ha sviluppato gli anticorpi che la metterebbero al sicuro da un nuovo contagio.
Nel caso in cui gli anticorpi non siano stati sviluppati, è necessario che ogni mese e mezzo circa si ripetano le analisi in modo che, se ci fosse in contagio, vengano prestate le cure in tempi rapidi per evitare conseguenze al bambino.
I rischi sono maggiori nei primi due trimestri di gravidanza in cui, oltre ad aborto spontaneo e morte celebrale, si possono verificare gravi malformazioni, encefalite, infezioni oculari e sordità. Nel terzo trimestre i rischi sono meno gravi ma non del tutto assenti.
Tuttavia, per prevenire la toxoplasmosi in gravidanza è sufficiente adottare alcune precauzioni e buone norme:
Copyright © 2019-2022 All Rights Reserved by PMA-ITALIA | Privacy Policy – Cookie Policy – Impostazioni Cookies
Links