Una delle maggiori preoccupazioni che hanno le mamme appena dopo il parto è quella di avere latte a sufficienza per allattare il proprio bambino. L’allattamento al seno è una grande risorsa ed è una pratica ampiamente consigliata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’UNICEF in relazione ai numerosi benefici che porta sia al feto sia alla mamma.
Tuttavia, può succedere che il latte non arrivi immediatamente o che la quantità del latte prodotta non sia sufficiente. In questo caso, non bisogna allarmarsi, ma seguire le indicazioni delle ostetriche, che sapranno certamente consigliare come agire.
Il latte materno è senza dubbio l’alimento ideale per il neonato: non solo contiene tutti i nutrienti necessari alla crescita del piccolo, ma è perfettamente digeribile e non provoca alcun tipo di intolleranze.
Ma c’è di più: l’allattamento al seno fornisce sostanze utili per il lo sviluppo e la crescita del sistema immunitario. Ciò è particolarmente importante in aree del mondo dove la mortalità infantile è più elevata a causa di malnutrizione e malattie.
I dati raccolti nel 2017 nel rapporto di UNICEF e OMS rivelano che, su scala mondiale, solo il 40% dei neonati tra gli 0 e i 6 mesi viene allattato esclusivamente al seno e solo in 23 paesi tale quota supera il 60%.
Il latte materno, secondo gli esperti dell’OMS, è molto importante perché ha la funzione di servire come primo vaccino, tale da proteggere da numerose patologie, come diarrea e polmonite.
Anche nel nostro paese i dati presentano situazioni contrastanti: oltre il 90% delle mamme inizia nei primissimi giorni l’allattamento al seno, anche se non sempre in via esclusiva, tuttavia durante le dimissioni la quota di mamme che allatta esclusivamente con il latte materno ammonta a circa il 77%.
Al quarto mese del bambino, solo il 31% delle mamme ha proseguito con solo il latte materno e solo il 10% continua oltre i sei mesi.
Oggi pediatri e ostetriche indirizzano le mamme, cercando di guidarle tra le difficoltà che si possono presentare quando il latte non arriva: nella maggior parte dei casi non è una condizione patologica e può essere risolta continuando ad attaccare il neonato al seno. Spesso quello che manca ancora è una corretta informazione: falsi miti sull’allattamento, indicazioni poco precise, ansie e paura di non essere adatte ad allattare possono creare confusione e spingere le mamme ad abbandonare l’allattamento al seno.
La montata lattea è in momento in cui, appena dopo il parto, inizia la produzione di latte materno attraverso le ghiandole mammarie.
Di solito, la montata lattea arriva dopo pochi giorni dal parto, ma ci possono essere differenze tra una mamma e l’altra, così come da un parto all’altro. Se, per esempio, si tratta del secondo figlio e il primo è stato allattato a lungo, la montata lattea può arrivare già poco dopo ore dal parto.
Il neonato, appena uscito dall’utero materno, ha già l’istinto di succhiare: per questo è molto importante che possa stare subito a contatto con la mamma e attaccarsi al seno anche se il latte non c’è ancora.
Il contatto tra il piccolo e la madre, infatti, stimola l’ossitocina e la prolattina, ormoni responsabili della produzione del latte. Inoltre, anche se il latte non c’è ancora, in genere c’è il colostro. Si tratta di una sostanza zuccherina, ricca di vitamine, con un alto potere nutriente ma, allo stesso tempo, molto digeribile. L’alimento perfetto, dunque, per il neonato appena nato.
Nel giro di pochi giorni, poi, dovrebbe trasformarsi in vero e proprio latte con quella che, appunto, è la montata lattea.
Il fatto che possa tardare può dipendere da diversi motivi: talvolta si tratta di un semplice ritardo fisiologico, in quanto non tutte le mamme sono uguali, mentre altre volte può verificarsi una sorta di blocco psicologico, dovuta proprio all’ansia. Altre volte ancora possono entrare in gioco questioni ormonali, che incidono sulla produzione del latte.
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