La riserva ovarica non è infinita: ecco come calcolarla

Pubblicato il 17 Aprile 2020

Negli ultimi vent’anni il tasso di fertilità pare essere progressivamente diminuito, tanto che oggi si considera che una coppia su cinque abbia problemi di infertilità.

I motivi possono essere tanti, ma sembra certo che i mutati stili di vita e l’aumento dell’età media a cui si cerca il primo figlio siano i fattori che influiscono maggiormente.

Del resto, man mano che passano gli anni, le probabilità di raggiungere il concepimento diminuiscono. Sebbene non si tratti di un problema esclusivamente femminile, come invece si pensava un tempo, è altrettanto vero che la riserva ovarica è limitata e col passare del tempo diminuisce.

Che cos’è la riserva ovarica

La riserva ovarica è la dotazione di ovociti di ogni donna. Gli ovociti vengono prodotti dalle ovaie e sono in grado, una volta incontrato lo spermatozoo, di essere fecondati e dare origine a un embrione.

Tuttavia, mentre gli spermatozoi vengono prodotti in continuazione, la quantità di ovociti che una donna può produrre è limitata e costituisce, appunto, la riserva ovarica.

calcolo riserva ovarica

Se i follicoli disponibili durante in tutto il corso della vita della donna sono circa 1-2 milioni, appena dopo la nascita iniziano a diminuire. Dal momento del menarca, e quindi nel momento in cui inizia l’ovulazione, sono già ridotti a 3-400 mila. Si calcola che mediamente nel corso dell’età fertile ogni donna abbia circa 400 ovulazioni. Tuttavia, nonostante vengano ovulata una porzione molto piccola di ovociti rispetto alla dotazione iniziale, gran parte dei follicoli non arriva alla ovulazione in quanto si deteriora prima.

Man mano che la quantità di ovociti diminuisce (durante la menopausa ne restano circa una decina), le possibilità del concepimento diventano sempre più ridotte e, inversamente, aumentano le probabilità di aborto e di malformazioni del feto.

I fattori che determinano la riserva ovarica

Senza dubbio l’età è uno degli elementi che maggiormente contribuisce a variare la riserva follicolare, ma non è il solo.

I fattori che la influenzano sono diversi:

  • Caratteristiche genetiche: il quantitativo follicolare di partenza può variare da una donna all’altra per motivi genetici. Questi stessi motivi influenzano anche la velocità con cui la riserva ovarica si consuma.
  • Stili di vita: alcuni comportamenti possono influire sulla riserva follicolare e ridurla di entità. Pare dimostrato, per esempio, che il fumo abbia una influenza negativa a causa della sua tossicità.
    Sarebbe, infatti, causa della distruzione follicolare, soprattutto per chi fuma molto. Anche l’abuso di caffeina e alcol o l’uso di stupefacenti avrebbero lo stesso effetto negativo.
  • Inquinamento ambientale: così come esistono influenze negative sulla produzione di spermatozoi, anche la riserva follicolare si deteriora a causa dell’inquinamento o in presenza di pesticidi.
  • Situazioni patologiche: anche alcune situazioni patologiche possono incidere sulla riserva ovarica.
    Si tratta per esempio dell’endometriosi, patologia cronica a causa della quale i tessuti dell’endometrio invadono altri organi, o di infezioni pelviche.
  • Cure oncologiche: alcuni tipi di cure come la chemioterapia e la radioterapia possono avere influenze negative sulla quantità di follicoli disponibili.

Perché è importante conoscere la riserva ovarica

Nel caso in cui si desideri avere un figlio, valutare la consistenza della riserva ovarica può essere molto importante per poter affrontare eventuali problemi di fertilità, soprattutto se non si è più giovanissime, o nel caso in cui si voglia affrontare un percorso di PMA.

Durante una terapia per la stimolazione ovarica, bisognerà valutare la quantità di follicoli disponibili. La stimolazione ormonale viene infatti eseguita in modo personalizzato, basandosi sull’analisi della riserva ovarica di ciascuna donna. I conteggi vengono effettuati attraverso l’utilizzo di marker biochimici (Ormone Antimulleriano – AMH) e morfologici (conta follicoli antrali – AFC). Nonostante la risposta alla stimolazione sia individuale, fare accurate analisi sui marker biochimici permette di prevedere la probabile crescita follicolare.

Anche nel caso in cui non si sia in procinto di affrontare un percorso di PMA, analizzare a fondo la riserva ovarica può essere utile per analizzare le cause di una eventuale infertilità.

Come valutare la riserva ovarica

Per conoscere la quantità di follicoli ancora a disposizione è necessario sottoporsi ad esami diagnostici.
Nella maggior parte dei casi una bassa riserva ovarica non è sintomatica, sebbene col passare del tempo si possano notare alterazioni nel ciclo mestruale. Man mano che ci si avvicina alla menopausa compaiono poi i classici sintomi: amenorrea, vampate di calore, tachicardie, disturbi generalizzati come insonnia e alterazioni dell’umore.

Gli esami per conoscere la riserva ovarica disponibile sono di due tipi:

  • Ecografia ginecologica transvaginale: da farsi all’inizio del ciclo mestruale, questo esame è uno dei più efficaci per valutare la riserva ovarica. Attraverso l’inserimento di una sonda per via transvaginale, vengono contati i follicoli antrali presenti nelle ovaie: si tratta di follicoli di piccole dimensioni (2-8 mm) al secondo stadio di maturazione. L’esame va condotto in questa fase in quanto i follicoli, opportunamente stimolati da ormoni, possono produrre ovociti e ovuli.
  • Dosaggi ormonali: Si tratta di un’analisi del sangue attraverso la quale si analizzano i valori di alcuni ormoni: FSH, ovvero l’ormone che stimola i follicoli, LH, ormone luteinizante e l’estradiolo.
    Questi esami andrebbero eseguiti al 3ª giorno del ciclo mestruale. Se il livello dell’ormone FSH risulta molto alto, potrebbe indicare un invecchiamento ovarico. Inoltre, anche i valori dell’ormone antimuleriana o AMH possono essere utili per analizzare la situazione della riserva ovarica.
    Livelli di AMH bassi possono indicare una scarsa quantità di follicoli.

In ogni caso, per avere un’idea precisa della situazione ormonale è opportuno rivolgersi al proprio ginecologo, che prescriverà tutti gli esami e analizzerà i risultati interpretandoli alla luce del quadro anamnestico. 

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